MILANO - Marco Belinelli a Milano, ma questa volta non parliamo di una “bomba” di mercato estiva, in una stagione calda finita da tempo sotto la Madonnina, ma di quanto successo ieri nel cuore della città dell’Olimpia Milano che ha accolto il rivale della Virtus Bologna, Ambassador dei Kellogg’s Better Days. L’occasione è stata l’inaugurazione di un nuovo campetto sportivo, lo stesso tipo che ha visto gli albori della carriera di Marco Belinelli, cioè quello che chiamano in America playground: «Sono fiero di tutto questo, di essere ambasciatore di questa iniziativa in cui credo tantissimo. Questo è il secondo campo che inauguro a Milano, poi sarò a Roma ed è sempre bello tornare in questi posti, perché è dai campi così che ho iniziato ad amare la pallacanestro e a farmi amici che stanno con me ancora oggi. Ed è importante avere più campi dove i ragazzi possano giocare».
Belinelli e la nuova stagione
Beli, gli amici le hanno ricordato che la stagione alle porte sarà la sua numero 22. «Me l’ha detto un amico sì - ride il campione Nba della Virtus - in realtà sono anche di più, perché ho iniziato quando avevo sei anni. È una cosa che mi fa piacere e che mi fa stare bene, c’è sempre la voglia di giocare e allenarsi, di esprimere il mio talento e di essere un esempio per i giovani».
Nonostante gli anni e le stagioni sul parquet l’amore per il basket è la benzina che fa di Belinelli ancora un grandissimo agonista. «Un mese e mezzo in estate senza pallacanestro mi pesa tantissimo. Per me è un’autentica mancanza, amo la pallacanestro, mi piace andare in palestra, mi piacciono gli allenamenti e le sfide, cercare di dimostrare chi sono dentro e fuori dal campo».
Marco, è reduce dalla Supercoppa giocata domenica contro Milano nell’ennesima finale tra le due squadre. Sarà duopolio anche quest’anno? «La Supercoppa è importante, ma è giusto darle la reale dimensione: un torneo di inizio stagione e c’è ancora tanta strada da fare».
Negli ultimi anni chi ha vinto il trofeo però ha poi perso lo scudetto. «Vero. Ma alla fine, al di là della scaramanzia, un giocatore va in campo sempre per vincere».