Virtus Bologna, Ivanovic al debutto: “Troviamo la chiave mentale”

A Vitoria debutta in panchina il coach che ha preso il posto di Banchi alla Segafredo

Dusko non ha tempo da perdere. Mentre i giocatori terminavano la rifinitura a un paio d'ore dal volo per Vitoria, Ivanovic si è concesso ieri spalle al muro (in senso letterale, visto che non ha parlato in modo canonico dietro al tavolo) a una selva di microfoni, che hanno raccolto le sue prime esternazioni bolognesi. Qualche parola in spagnolo, il resto in inglese basico. C'è da giurare che in breve aggiungerà l'italiano alla sua collezione di lingue. Ivanovic è capitano di lunghissimo corso, per cui non è che sia andato molto oltre l'ovvio. Ci saranno tempi e modi per approfondire, quando avrà terminato gli infiniti e necessari colloqui con giocatori e staff: «Sono felicissimo di essere a Bologna. La Virtus è una grande squadra, con grandi giocatori, in una bella città. Io ci credo, e penso che questi uomini abbiano il carattere giusto per vincere. Il destino ha voluto che la prima sia contro il Baskonia, una partita speciale per me, così come l'ultima l'anno scorso fu contro la Virtus. Siamo professionisti: non ci faremo condizionare».
Dusko Ivanovic - montenegrino ma ormai basco acquisito avendo casa là - ha allenato dappertutto. Curiosamente a 67 anni non era mai stato chiamato prima da una squadra italiana. La burocrazia dei canestri gli ha impedito di guidare i bianconeri per due gare, con Stella Rossa e Olimpia, in cui è toccato a Nenad Jakovljevic sostituire temporaneamente il dimissionario Luca Banchi. L'Eurolega è il giardino di Ivanovic; i suoi protagonisti non hanno segreti per lui: «La Virtus sta giocando bene. Nelle ultime 6-7 partite è stata sfortunata. Ma questo è il basket. Ora dobbiamo trovare la chiave giusta mentalmente per vincere queste gare. Con Shengelia e Polonara abbiamo vinto un campionato in Spagna: ottime persone, oltre che giocatori molto forti».

Il futuro

Questa settimana c'è il solo impegno a Vitoria, poi la prossima si tornerà al doppio appuntamento, che per la Virtus significherà Olympiacos al Pireo e Barcellona a Bologna in rapida successione. Forse la risposta più interessante Ivanovic l'ha data quando è stato sfrucugliato sul roster da 14 giocatori. Basteranno? «Vedremo, in questo momento sono sufficienti. Poi vedremo. La cosa più importante è che si lotti, che tutti diano il massimo. A Milano ho visto una Virtus che ha difeso alla grande e ha avuto pazienza, giocando ai giusti ritmi».
La Virtus riparte da una classifica deprimente, in cui è ultima da sola con un paio di striminzite vittorie su 14 gare, staccata pure dall’Alba Berlino, che le diede in Fiera il bacio della morte. Quello è stato il momento più basso dell’intera gestione Zanetti, dopo di che sono arrivate le dimissioni irrevocabili di Banchi (sarebbe stato esonerato? Probabilmente no) e l’ingaggio di Ivanovic coi soldi rimessi in circolo dal coach grossetano. Il successo piuttosto sorprendente a Milano è il trampolino da cui ripartire.
Dusko conta naturalmente che non sia il rimbalzo del gatto morto, come si dice in Borsa quando un titolo rialza per un attimo la testa per poi affondare del tutto. In una squadra così piena di veterani l’approccio scelto da Dusko parrebbe improntato alla prudenza, più che a scioccanti ore di allenamenti spaccagambe. Intanto il necessario aumento di capitale, con tre versamenti da gennaio in poi, è andato a buon fine. Nessun extra-budget per il mercato, come previsto. Zanetti è sempre presidente e Gherardi fido socio di minoranza. No news, good news?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...