Addio a Dalipagic, icona Jugoslavia: quei 70 punti da brivido...

In Italia giocò a Venezia, Udine e Verona. Con la Reyer siglò il suo record di punti contro la Virtus
Addio a Dalipagic, icona Jugoslavia: quei 70 punti da brivido...© Liverani

Drazen Dalipagic ci ha lasciato. Se ne va con lui una marea di ricordi di un basket che non c'è più. Che fosse migliore o peggiore dipende sempre dall'età dell'interlocutore. Certo Dalipagic, nato a Mostar nel 1951, è stato uno dei più grandi giocatori arrivati in Italia. Su questo esiste una palese unanimità. La sua personalissima bacheca è ricca di trofei, a partire dall'oro olimpico (Mosca 1980, i Giochi del boicottaggio Usa) e mondiale (Filippine 1978, Mvp del torneo). Gli Europei li ha vinti tre volte con la maglia dell'allora Jugoslavia (1973, 1975, 1977), una squadra che per un paio di decenni è stata un album di stelle di debordante talento. Drazen ne ha vestito il blu della canotta per 243 volte. Nel 2004 entrò nella Naismith Memorial Hall of Fame; la Fiba lo inserì nella sua nel 2007. 

La carriera

La squadra di elezione è stata il Partizan, ma i suoi destini si sono intrecciati a lungo col nostro basket. Dalipagic giocò a Venezia, Udine e Verona, oltre ad aver allenato a Gorizia nella prima parte degli anni '90. Più di ogni altra impresa di questo straordinario tiratore, rimane nella storia dei canestri italiani la partita dei 70 punti. Reyer contro Virtus al vecchio Arsenale, un impianto che praticamente non si vedeva, tanto era incastonato nei vicoli veneziani, per apparire dal nulla al viandante. Così come fu inaspettata quella prestazione strepitosa, un crescendo rossiniano col passare dei minuti. Il record nei campionati di vertice lo detiene Myers: 87 punti, ma in A2. Certo più guadagnati dei 77 di Riminucci, il quale beneficiò di una scommessa per segnarne finché poteva all'ultima in classifica. I 70 di Dalipagic sono quindi il top, poiché fatti in A1. Carlton non sarà d'accordo, ma pazienza. 
Oggi si possono rivedere le immagini su Youtube di quella mostruosa partita. Fa specie vedere compagni e avversari col fisico di allora, un magrissimo (e coi capelli corvini...) Gus Binelli per tutti. Ma chi c'era all'Arsenale non può aver cancellato i ricordi indelebili di quel baffone immarcabile per chiunque, col fisico da carpentiere e la mano da artista. In panchina c'erano veri guru: Tonino Zorzi nella Reyer; Sandro Gamba alla Virtus. I giovin-assistenti erano rispettivamente Frank Vitucci ed Ettore Messina. Vitucci lo ricorda così: «Era un fenomeno, usciva sempre pieno di botte. Non si lagnava mai. Quando ne segnava 35, sembrava aver giocato male. Quando si allenava ai liberi, diceva di voler andare a casa al primo errore: dopo 120 si stancava, e la tirava sul tabellone...».

L'altro straniero della Reyer quell'anno era Radovanovic, ma Dalipagic in Laguna fece coppia pure con un califfo del calibro di Spencer Haywood. Drazen i suoi 70 punti li segnò nei 40-minuti-40 sul parquet, con 18/23 da 2, 5/9 da 3 e addirittura 19/19 nei tiri liberi, poiché a un certo punto la Virtus usò pure le cattive per cercare di arginarlo. Fu tutto inutile. La partita terminò 107-102 per la Reyer, come da targa affissa a imperituro ricordo. 

Realizzatore nato

Non ci fu immediatamente l’impressione di aver assistito a qualcosa di straordinario. Dalipagic era un cannoniere capace di mantenere sempre alta la sua produzione. Quelli erano gli anni dei grandi bomber. Chuck Jura a Milano, Bob Morse a Varese, fino a Oscar a Caserta. Era usuale che uno dei due stranieri di ogni squadra arrivasse attorno ai 30 punti a tabellino, un traguardo che oggi è da “circoletto rosso”. Poi il tempo è passato e con la storicizzazione dell’evento si sono delineati i giusti contorni dell’enorme impresa. Venezia lo capì subito che quella domenica sera era speciale, facendo calare un nebbione epocale sulla città spettralmente deserta dopo la partita. Come un grande sipario che si chiuse su una recita indimenticabile. Era il 25 gennaio 1987. Esattamente 38 anni dopo, nello stesso giorno del calendario, Drazen Dalipagic ha salutato a 73 anni di età. Sarà pure un gioco del destino, ma è evidente che lassù qualcuno il basket lo ama.

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