Due parole definiscono questa Italia-meraviglia che torna tra le prime otto del mondo 25 anni dopo Atene: identità e difesa. E chi ancora si sorprende non vede o guarda distrattamente. Fatti, numeri evidenti: la Serbia che viaggia ai 100 di media tenuta a 76 punti. Porto Rico dall’attacco che inizia e spesso finisce col piccolo genietto Tremont Waters e gioca di ritmo, ma anche poca prevedibilità, ne aveva piazzati 102 alla Repubblica Dominicana. Ma fatica a raggiungere quota 57, segnandone 21 nei secondi 20 minuti. Disarmata.
L’identità è nelle regole assimilate ed eseguite con convinzione (si potrebbe parlare dello stunt estremizzato fino al raddoppio sul lato palla. Che funziona eccome a Poz va bene se ogni tanto si prende una tripla dall’angolo e i ragazzi eseguono convinti). L’identità si traduce nella tenuta mentale del gruppo, nella capacità di reagire alle difficoltà.
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I protagonisti dell'Italbasket
E se i riferimenti sono noti, spesso uno tra i 12 si erge a protagonista. Non sempre lo stesso. Il Porto Rico è ridotto a un cencio alla fine, ma già dall’inizio Melli aveva condotto la difesa e poi la squadra a dominare i tabelloni anche offensivi (certo, attitudine, ma significa aver preso buoni tiri), mentre Tonut in versione toro caricava la difesa americana. E se non fosse stato per una pessima percentuale da tre, gli azzurri si sarebbero messi al sicuro ben prima. Si era 3 su 23 quando capitan Datome ha messo la sua prima. E da lì gli azzurri hanno combinato 6 su 11. Gigi sostiene che questa squadra non smette di prendere tiri, se sono giusti. Vero, ma non c’è solo convinzione. Dopo Tonut e Datome, merita lode Pajola. Ancora. Quando è a fianco di Tonut la nostra prima linea è una Maginot. E in attacco mette ordine, controllo del ritmo, visioni di passaggio (9 assist, alcuni dal post). Non conta che non segni stavolta. A quello peraltro pensa nell’ultimo periodo Ricci in versione SuperPippo: 10 dei suoi 15 punti dal 30’ dando sempre tanto in difesa. Tutti meriterebbero citazione per esempio mister utilità Severini, o Procida che dopo 2 gare a guardare entra e si prende un tiro anche non banale. E lo segna.
Pozzecco, lacrime ed emozione
Poz azzecca le scelte. Ma cogli che è speciale alla fine. E non per le lacrime. Per due frasi: la dedica (prima che ai suoi cari) per Spagnolo, cui è morto il nonno. E poi in conferenza la citazione per Polonara, l’unico in difficoltà. Poz sostiene tutti e incoraggia. La netta vittoria della Serbia sui dominicani ci dà il primo posto, che molti pensavano sfumato. Ma il successo della Lituania sugli Usa, scattando come Bolt dai blocchi e poi rintuzzando, ci porta allo stesso quarto del 1998, domani alle 14.40 contro gli Usa, al Mall of Asia. Usa che hanno limiti di gioventù, circolazione, hanno atletismo da saltarci addosso. Però l’Italia non ha paura, sa come fare. E forse vedere Banchero sarà uno stimolo. Certo per gli spettatori, forse però anche per altri.
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