Basket NBA, la statua di Wilkins svelata ad Atlanta

Gli Hawks onorano il giocatore-simbolo della loro storia, passato anche per l'Italia, dove però l'annata con la Fortitudo non si chiuse nel modo voluto. Il tributo, questa notte contro Cleveland

NEW YORK – Negli anni '80, Dominique Wilkins era considerato il vero rivale di Michael Jordan, e non soltanto nella gara delle schiacciate, vinta due volte da entrambi, o per il titolo di capocannoniere, che Wilkins si aggiudicò nel 1986, o per lo status di giocatore più spettacolare. The Human Highlight Film (nella foto insieme a Larry Bird, altro rivale di quel periodo d'oro della NBA) ha ricevuto lo stesso onore di MJ: una statua nella città in cui ha scritto le principali pagine della carriera.

ONORE - Alla Philips Arena di Atlanta, nell'anno forse migliore nella storia degli Hawks dopo il trasferimento in Georgia (a St. Louis arrivò il trionfo nel 1958), è stata svelata la statua di bronzo con una base di granito alta quattro metri. L'opera dello scultore Brian Hanlon è dedicata al giocatore-simbolo della franchigia, il 55enne Wilkins, eletto nella Hall of Fame, mentre il suo numero 21 è stato ritirato dalla franchigia. E questa notte, nella straordinaria sfida al vertice dell'est tra Atlanta e Cleveland, Wilkins verrà onorato.

STORIA – La statua è stata svelata di fronte ad una platea di prestigio. Alla cerimonia erano presenti il commissioner NBA Adam Silver, l'organico e lo staff tecnico del presente degli Hawks, ma anche stelle del passato come grandi avversari di Wilkins: da Julius Erving al trio Karl Malone, Clyde Drexler e Charles Barkley, con cui Dominique avrebbe certamente vinto l'oro di Barcellona '92, ma un grave infortunio al tendine d'Achille gli impedì di giocare nel Dream Team originale, rinviando la sua convocazione ai Mondiali di Toronto 1994.

LEGAME – Wilkins è rimasto legato ad Atlanta, dove è vice presidente e anche piacevole commentatore tv. “Gli Hawks sono il mio sangue e ciò che respiro” ha detto. “Una statua rende indelebile il percorso, e non potevo chiedere di meglio: questa è la franchigia che nessuno ama quanto me, anche se poi ho giocato anche altrove”. L'undici volte All Star è recordman di franchigia per punti (23.292, con undici stagioni in fila oltre i 20 di media) e gare giocate (882) e dopo aver sfiorato la finale di conference ad est fu ceduto ai Los Angeles Clippers nel 1993.

EUROPA - Successivamente Wilkins è stato a Boston nel 1994/95, prima di approdare in Europa con il Panathinaikos, con cui nel 1996 vinse l'Eurolega, prima di fuggire – in polemica con coach Maljkovic – durante i playoff greci. Poi il ritorno nella NBA, da unica nota positiva dei primi San Antonio Spurs allenati da Gregg Popovich, che lasciarono ai box David Robinson, scelta che portò sconfitte ma pure il numero uno nel draft, da spendere per Tim Duncan.

ITALIA – L'ultimo capitolo della carriera è stato nella Fortitudo Bologna nel 1997/98, e resterà un ricordo indelebile. Da un lato, perchè con Wilkins accanto a David Rivers, Carlton Myers e Gregor Fucka, la Effe vinse il suo primo trofeo, la Coppa Italia. Ma nella finale-scudetto derby contro la Virtus Bologna, Wilkins – arrivato acciaccato all'atto conclusivo della stagione – fu autore del fallo sul canestro da tre di Danilovic, che portò al supplementare di gara5 regalando il titolo alla V nera, già campione d'Europa, un momento di cui a Bologna ancora si parla. Dall'altra parte dell'oceano, probabilmente, in pochi hanno sentito parlare di quell'episodio, e Wilkins è considerato soprattutto come un rivale capace di sfidare Michael Jordan. E che come MJ ha ricevuto l'onore di una statua.

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