Danilo Gallinari, ci siamo. Comincia la stagione Nba del suo ritorno. Quanto sono stati lunghi 18 mesi, con tre interventi ai legamenti del ginocchio, dubbi, rabbia, riabilatazioni e lavoro?«Sono stati lunghi e duri, però ci siamo e dunque ho messo tutto alle spalle».
Il momento più difficile?
«Forse quello del lavoro di recupero tra il secondo e terzo intervento. Perché ho sempre saputo, in quei momenti, che qualcosa non andava. Così quando abbiamo deciso per l’operazione ho provato un senso di liberazione. Più o meno la stessa sensazione già vissuta alla decisione di intervenire sulla schiena, durante il mio primo lungo infortunio».
Lo staff ha deciso di contingentare i suoi minuti, aumentare l’impiego per gradi.
«Sì, è un procedimento naturale. Ora siamo sui 15’ a partita, saliremo di 5’ alla volta ogni 2-3 settimane. Direi che sino a fine novembre non avrò raggiunto il normale impiego in una partita. So che bisogna farlo».
Però quando è in campo prende i contatti come una volta, gioca senza remore.
«In effetti mi aspettavo di avere un po’ più di timore. La verità è che in campo penso molto poco a quanto capitato. Capita, ancora, però vado di fretta. E va sempre meglio».
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Il momento più difficile?
«Forse quello del lavoro di recupero tra il secondo e terzo intervento. Perché ho sempre saputo, in quei momenti, che qualcosa non andava. Così quando abbiamo deciso per l’operazione ho provato un senso di liberazione. Più o meno la stessa sensazione già vissuta alla decisione di intervenire sulla schiena, durante il mio primo lungo infortunio».
Lo staff ha deciso di contingentare i suoi minuti, aumentare l’impiego per gradi.
«Sì, è un procedimento naturale. Ora siamo sui 15’ a partita, saliremo di 5’ alla volta ogni 2-3 settimane. Direi che sino a fine novembre non avrò raggiunto il normale impiego in una partita. So che bisogna farlo».
Però quando è in campo prende i contatti come una volta, gioca senza remore.
«In effetti mi aspettavo di avere un po’ più di timore. La verità è che in campo penso molto poco a quanto capitato. Capita, ancora, però vado di fretta. E va sempre meglio».
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