I sussurri trasformatisi in estate in grida ora assumono i connotati della certezza. La Nba si espanderà, diventerà ancora più grande, passerà dalle 30 franchigie attuali, traguardo raggiunto ormai 20 anni fa, a 32. Individuate anche le sedi preferite. Perché Seattle reclama un ritorno del basket fin da quando i SuperSonics si trasferirono a Oklahoma City per diventare Thunder. E la città della pioggia nello stato di Washington riavrà anche la vecchia denominazione. La seconda città sarà Las Vegas. La città del peccato (“Sin City”) era vista come il diavolo dallo sport statunitense, per via delle scommesse, del gioco d’azzardo. Ma ormai da tempo è sdoganata e ospita Nhl, Nfl, WNba e Formula 1. La Nba porta da anni la Summer League, il primo banco di prova dei giovani e di chi cerca un contratto. E dalla scorsa stagione ha scelto la città nel deserto del Nevada per la Final Four della “coppa”, l’in-season tournament. La novità è che è stata scelta anche la data dell’ingresso, la stagione 2027/28.
LeBron James candidato proprietario
Il Commisioner Adam Silver aveva posto come priorità la firma del nuovo contratto media. Ora che l’accordo record è sancito, l’avvicinamento è iniziato con un traguardo stabilito e definito. E se per Seattle si muove la proprietà che già possiede i Kraken della Nhl e le Storm della Women Nba, ebbene per Las Vegas ormai da un anno si è diffusa una voce che non è tale ma realtà. Candidato proprietario è LeBron James che fra 3 stagioni avrà ovviamente (o presumibilmente, mai essere sicuri con un essere speciale) smesso di giocare. Già perché per diventare proprietario bisogna essere fuori dai giochi. LeBron del resto è attratto da questo genere di affari ed è già coinvolto in altri sport. Da anni è socio di minoranza di Fenway Sports Group, proprietario dei Boston Red Sox e nel calcio del Liverpool. Inoltre LBJ ha ottimi rapporti con la famiglia reale araba. Ovviamente l’ingresso di due franchigie comporterà alcuni cambiamenti.
Come cambia la Nba con le nuove franchigie
Per esempio nelle Conference perché entrambe le città sono a ovest, decisamente a ovest. Ciò significa che per pareggiare gli equilibri (32 squadre: 16 a Ovest, 16 a Est) una delle attuali franchigie della Western Conference dovrà passare a Est. Potrebbe toccare prevedibilmente a Memphis, oppure a Dallas, o magari a New Orleans. Ci saranno risvolti per tutto il basket mondiale di vertice, dunque soprattutto per quello europeo. Due squadre in più significano due altri roster e 30 nuovi contratti garantiti in più. Poi si aggiungeranno le assistite di G-League che danno ormai contratti garantiti economicamente migliori di quelli europei, o comunque concorrenziali in modo tale da indurre gli americani a non trasferirsi. E per finire bisogna aggiungere i lauti pagamenti offerti anche dai college. Il mercato per le europee sarà sempre più difficile e bisognerà provare a proteggere gli investimenti sui settori giovanili. Ma la differenza tra il nostro vecchio mondo e gli Usa è che la Nba programma e ha regole ferree. E ci si può confrontare soltanto creando progetti seri.