
È ormai tradizione annuale e buon uso Nba del proprio marketing. La lega più globale che ci sia è sbarcata in Europa, nella fattispecie a Parigi per i Paris Games, due partite - una domani alle 20 e una sabato alle 18 - tra i San Antonio Spurs e gli Indiana Pacers. Ma quest’anno è diverso e anche per più di un motivo. Il primo ovviamente è il giraffone di 2 metri e 22 centimetri con braccia infinite che risponde al nome di Victor Wembanyama. A 21 anni già un dominatore e futuro padrone della lega. Wemby torna a casa e nel palasport che lo ha visto protagonista nella fase conclusiva delle Olimpiadi, capace di mettere in difficoltà con la Francia persino gli Stati Uniti di LeBron James e Steph Curry. La Francia che ormai è indirizzo di grande interesse per la Nba. Nello scorso Draft 2024 il Paese ha avuto tre prime scelte tra le 10, Zacharie Risacher al n. 1, Alex Sarr alla n. 2 e al momento candidato principale al premo di rookie dell’anno, nonché Tdjane Salaun alla 6. Ma c’è stato anche Pacome Dadiet alla 25 e scendendo al secondo giro, Malvin Ajinca (n. 51). Tutto questo l’anno dopo la prima scelta assoluta di Wembanyama. Il quale viaggia già a 24,4 punti di media, con 10,8 rimbalzi e 3,7 assist, che non dicono del suo impatto immanente sulla partita. Inoltre Victor ha preso a tirare (segnare con il 35,4%) da tre punti, in modo preoccupante per gli avversari. Perché così diventa ancor più immarcabile.
Siccome la Nba presta attenzione a tutto ciò che attiene l’extra campo, Wemby appena atterrato ha lanciato l’iniziativa “Play Paris” con gli Spurs, dedicata ai ragazzini della natia Le Chesnay: un doppio campo all’aperto, inaugurato dal fenomeno con un clinic. Il primo passo per coinvolgere i giovanissimi. Come è emerso in una conferenza stampa in cui Victor ha raccontato il suo viaggio e le emozioni «del rivedere volti familiari, ma anche nel ritrovarmi dentro alla palestra con i miei compagni del Nanterre, come se due universi si incontrassero. Giocare davanti al pubblico francese mi galvanizza, ma è anche un grande responsabilità. È molto importante per me».
Nba in Europa: progetto Lega?
Ma non è soltanto Wembanyama il motivo d’attrazione. Perché negli ultimi mesi si sono moltiplicate le voci di un interesse Nba a lanciare una lega in Europa. E proprio lunedì l’ex campione Nba Tony Parker, proprietario del Villeurbanne di Eurolega è tornato sul tema: «Cosa sta facendo la Nba, che si tratti di marketing o del nuovo contratto per i diritti tv al via l’anno prossimo è grandissimo. Dobbiamo essere associati a questo mondo. Voglio che ci sia la Nba Europe e che noi ne facciamo parte». E il commissioner Adam Silver sarà ovviamente costretto a intervenire sul tema nella tradizionale conferenza.
Nel frattempo una nuova indiscrezione, ora confermata anche da Shams Charania su Espn, movimenta il mondo del basket internazionale: Maverick Carter, manager degli affari extra cestistici di LeBron James, è stato assunto da un gruppo di investitori che mira a raccogliere 5 miliardi di dollari per formare una lega internazionale di basket. Probabilmente non negli States, ma potrebbe rivaleggiare con la Nba. La notizia era stata riportata da Bloomberg. Il gruppo comprende numerosi fondi di private equity (dunque probabilmente legati all’Arabia), che nella Nba non possono diventare proprietari di franchigie e non possono tenere oltre il 20% cento delle quote.
L’idea è formare una lega composta da sei squadre maschili e sei femminili, che disputeranno partite in tutto il mondo. Una lega itinerante. Insomma, c’è una certa turbolenza nel basket internazionale e la settimana Nba in Europa è un’occasione per riflettere sul futuro. Un futuro che già nel presente contempla i contratti per i giocatori collegiali. In tutto questo l’Europa rischia di essere superata, se non riuscirà in qualche modo a entrare nella partita... finanziaria.