Addio a Vincenzo Cosco. Al funerale 2.500 persone

Tantissime persone hanno voluto salutare l’allenatore molisano che a dicembre 2014 aveva dovuto lasciare la panchina della Torres in serie C a causa della grave malattia
ROMA - A salutare Vincenzo Cosco, l’allenatore molisano che a dicembre 2014 aveva dovuto lasciare la panchina della Torres in serie C, sono state oltre duemilacinquecento persone, giunte da tutto lo Stivale a Santa Croce di Magliano, il suo paese natale, in provincia di Campobasso, da dove era partita la sua carriera. Il tecnico aveva lasciato un ottimo ricordo in ogni piazza dove aveva allenato: era impossibile non amare Vincenzo Cosco, che aveva fatto dell’onestà la sua ragione di vita. E, forse, anche per questo, nonostante i sette salti di categoria, tre dei quali dalla serie D alla C alla guida della Pro Vasto, dell’Atessa Val di Sangro e del Matera appena dodici mesi fa, ancora non vedeva concretizzarsi il passaggio nel proscenio più importante del mondo del calcio.

Nell’ultimo periodo amava ripetere, guardando il bicchiere mezzo pieno, che uscire di scena quando la festa è ancora in corso dà le sue soddisfazioni. Il suo funerale gli ha dato ancora una volta ragione: le migliaia di persone presenti lo hanno saluto nel campo sportivo ‘Ventimila’ di Santa Croce di Magliano, dove era iniziata la sua carriera, sia quella di calciatore che di allenatore. E immediata l’idea di intitolargli la struttura sportiva, che nel novembre 2002 ospitò coloro che furono costretti a lasciare le case a causa del terribile terremoto, che si ricorda ancora per la morte di 27 bambini e una maestra nella confinante San Giuliano di Puglia.

A onorare la sua memoria tanti suoi ex presidenti, direttori sportivi e dirigenti delle squadre che aveva guidato: Turris Santa Croce, Bojano, Termoli, Pro Vasto, Atessa Val di Sangro, Paganese, Gela, Pro Patria, Campobasso, Andria, Matera e Torres. Tra le sue esperienze anche l’Ungheria, dove aveva allenato il Sopron in serie A. Presenti anche i compagni di squadra di quando era un calciatore, di ruolo difensore, arrivando a giocare fino in serie C con il Castel di Sangro e la Vastese. Una carriera interrotta quando indossava il rossoblù del Campobasso, a causa di un male, all’epoca annientato. A dicembre, salutando la Torres, scrisse che si trovava a giocare i tempi supplementari della partita più importante. A segnare, purtroppo, questa volta è stato il male del secolo. Ma lui è andato via a testa alta, fino all’ultimo secondo, quando ha incoraggiato coloro che gli erano al fianco quando è spirato all’Hospice di Larino.Ai funerali da Sassari, in testa il capitano Vincenzo Migliaccio, pur di esserci, hanno raggiunto la Penisola in nave per i problemi all’aeroporto a Fiumicino; anche il Matera 2013/2014, che appena un anno fa festeggiava la vittoria del campionato con Cosco, non è voluto mancare. Gran parte di quella squadra, nonostante nel frattempo i calciatori abbiano preso strade diverse, è arrivata puntuale a Santa Croce di Magliano. Sul campo si sono ritrovati tantissimi calciatori: amici e nemici sportivamente parlando, uniti nel ricordo di Cosco.

Aveva superato il corso Master a Coverciano, nel 2009, insieme, tra gli altri, a Luigi Di Biagio, Luciano D’Agostino, Raffaele Novelli, Eziolino Capuano, con i quali era rimasto un ottimo rapporto, così come una sana amicizia era nata con Devis Mangia e Lionello Manfredonia. Solo per citarne alcuni. Gli amici di una vita hanno preparato, la notte prima del funerale, tutto quanto necessitava per lo svolgimento delle esequie all’interno del rettangolo di gioco. Accanto all’altare due gigantografie, non scelte a caso: una con la mano sul cuore, quasi a voler dire di ricordarlo per sempre; l’altra mentre saluta la sua platea.

A celebrare le esequie, oltre al locale parroco, Don Angelo Castelli, anche il padre spirituale dell’Andria nelle stagioni 2011/2012 e in quella seguente, Don Riccardo Agresti, il quale nel ricordo di mister Cosco ha sottolineato, mutuando l’ormai celebre motto del compianto trainer “l’uomo che combatte non perde mai e Vincenzo ha vinto, perché ora si trova davanti a Dio. Per noi cristiani la lotta più importante è prepararci davanti a Lui per ricevere la grande misericordia. Siamo commossi ed è normale, ma noi da adesso in poi dobbiamo camminare per la legalità e l’onesta”.

Don Riccardo Agresti, col quale si confidava spesso con Vincenzo Cosco, si è rivolto anche al mondo del calcio, indicando nella platea i presidenti e i calciatori presenti: "Abbiamo abbrutito un mondo che era bello, ma ora è sporco. E lo sapete voi, calciatori e presidenti. Non aspettate che la pulizia venga dall’alto, ma dovete essere voi a iniziarla, partendo dall’interno del cuore". Le esequie sono terminate con i cori dei tifosi presenti, che hanno inneggiato al suo nome, disperso nell’aria con l’eco che sembrava potesse giungere fino in Paradiso.

di Giuseppe Formato

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Calcio