© EPATORINO - Secondo usi e costumi del nostro Paese ecco il toto presidente della Fifa. Il corpo di Blatter è ancora caldo e qualcuno pensa che lo svizzero sia passato definitivamente ad altra vita. Dunque avanti il prossimo, Platini, Zico, Ginola, Figo, i calciatori avanzano le loro candidature, il principe di Giordania, trombato all’ultima votazione, è già pronto per il riciclaggio, i tedeschi usano le loro panzer divisionen e riducono ai minimi termini Platini che ha votato per il mondiale in Qatar e presentano, allora, il loro candidato, anzi si presenta lui medesimo: Wolfgang Niersbach, giornalista e presidente della DFB che sarebbe la federcalcio di Germania. Il collega vola alto pronto a scendere di quota e sbranare Platini sulla poltrona dell’Uefa, sempre che il francese decida di traslocare da Nyon a Zurigo, occupando la poltrona fondata e sfondata di Blatter. Ma qui pochi fanno i conti con l’oste, anzi con gli osti che sono due. Il primo si chiama appunto Sepp Blatter e ha annunciato le dimissioni restando tuttavia al proprio posto almeno fino a dicembre, io prevedo fino a marzo, in modo da poter provvedere alla sistemazione di tutte le pedine sue sullo scacchiere, così come fanno certi pontefici e certi direttori di giornali che al momento delle dimissioni hanno già designato il proprio successore. Il papa Blatter, dunque, non è morto e nemmeno sepolto ma soltanto tramortito e impaurito dalle voci che arrivano dalle Americhe. Quella del Sud è piena di corrotti, quella del nord si muove con i potenti e spettacolari mezzi dell’Fbi che non è più la Federal bureau of investigation ma la Football bureau of investigation. Manette dovunque, a facce di bronzo e conti correnti di platino, si risale nella notte dei tempi, fino al mondiale del 1998, disputato in Francia e un sito di marca inglese, non lo cito nemmeno, ha messo in circuito la notizia che quella designazione fu decisa da Platini che era nel giro. Ora, per i deboli di memoria e i duri di comprendonio, ricordo che al tempo dell’assegnazione di Francia ’98 (anno 1992) Platini era, ahilui, il commissario tecnico della Francia e non gli passava per la capa di fare politica federale, europea e mondiale. Ma ormai il giornalismo dei social network è una discarica di repressi e impotenti ma il dramma maggiore sono poi i giornali capaci di riprendere notizie di questo calibro. Quelli dell’Fbi, invece, non procedono per sentito dire, controllando forum e siti internet: hanno tra le mani documenti e confessioni, intercettazioni e depositi bancari e l’affare si ingrossa ogni giorno di più. Ecco perché nel breve giro di 48 ore Blatter prima si è fatto rieleggere sbeffeggiando gli avversari e Platini e dopo ha tirato giù il capo e ha capito che era il momento di fare un passo indietro. C’è puzza di Fbi dalle parti di Zurigo e potrebbe diventare gas tossico per il palazzo Fifa già devastato dagli arresti davanti a telecamere accese. Non è il caso di correre sui pronostici elettorali, i sondaggi dicono che Platini è favorito ma Michel è stato un grandissimo play maker e poi realizzatore, conosce i tempi di gioco, ha una visione totale del campo e sa che potrebbe finire in off side. Aspetta che il telefono squilli, che qualcuno bussi alla sua porta. Lui non si muove per primo e l’Uefa non muove un dito. La palla resta nei piedi di Blatter che adesso fa la vittima e il martire. Vive di calcio da 40 anni e di Fifa da 17. Non gli bastavano, ha fame di potere sempre e dovunque, ha ricevuto l’appoggio di Putin e del sovrano del Qatar, esempi fulgidi di spirito democratico. Sento il tintinnio di altre manette, prevedo vendette e morsi velenosi nel rettilario del calcio mondiale. E noi italiani che pensavamo di avere i migliori bamba dell’universo, tra un opti poba, quattro lesbiche, le telefonate di Lotito, le bandane di Ferrero, il savoir faire di De Laurentiis. Roba da dilettanti di periferia, i professionisti vivono a Zurigo.
Tony Damascelli