Damascelli: Parigi, il dovere di non fuggire

Si può resistere al terrore: Fifa e Uefa devono dare garanzie ai tifosi, gli stessi che uscivano dallo Stade cantando la Marsigliese

TORINO - Francia-Germania è stata giocata fino all’ultimo secondo. C’era la morte là fuori ma, sul campo, la partita è andata avanti proprio per resistere al terrore e per non seminare il panico nel pubblico. Forse era diventata finta, forse era un gioco senza veri giocatori, ma di uomini di altro preoccupati. E martedì prossimo si giocherà anche a Wembley, Inghilterra-Francia, le due federazioni vogliono rispondere così al venerdì di sangue e morte di Parigi, le prime paure, le prime incertezze, comprensibili, umane, sono state abbandonate. Ieri sera, Ucraina-Slovenia e Svezia-Danimarca si sono ugualmente affrontate nei play off per qualificarsi al campionato europeo.

GIUSTO NON FERMARSI - Fifa e Uefa non cambiano i loro calendari, non si arrendono, non arretrano dinanzi ai kalashnikov che vogliono uccidere vite e speranze. Non è cinismo, non è ignoranza, piuttosto è la coscienza che davanti ai terroristi non si può scappare, non si può far credere di avere perso la partita senza nemmeno giocarla davvero. L’Uefa avrà sempre sulla coscienza la notte dell’Heysel e può essere macabro collegare la sera, quella di venerdì, di Belgio-Italia in quel maledetto stadio di Bruxelles che ha cambiato il nome ma conserva l’odore acre di un maggio di trent’anni fa che nessuno può e deve dimenticare, collegare, dicevo, la coincidenza di quelle vite uccise dagli hooligans con le morti di Parigi, innocenti anche queste, inermi, indifese, ritrovatesi, in quei luoghi, per divertirsi. Fifa e Uefa sanno che il calcio non può fermarsi, non per incoscienza, menefreghismo, avidità di denaro ma proprio per fare intendere che c’è qualcosa che esiste e resiste al terrore che ha soltanto questo fine, demolire la sicurezza.

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