Figc, arriva il commissario: vittoria di Malagò e di Tuttosport

Questo è il giorno più bello per la storia recente del calcio
Figc, arriva il commissario: vittoria di Malagò e di Tuttosport© ANSA

TORINO - Ci perdoni Gravina, ma gli italiani hanno altro a cui pensare. Scusarsi con loro perché non è stato eletto un presidente federale ci sembra francamente esagerato. E non siamo d’accordo nemmeno con Abete che parla di giorno triste per i tifosi e gli appassionati. Questo è il giorno più bello per la storia recente del calcio. Un vero trionfo che in qualche modo ripaga dalla vergognosa esclusione dal Mondiale perché ne è la diretta, naturale conseguenza. Anche se a distanza di troppo tempo. A dispetto di quanti, incuranti del ridicolo, hanno voluto continuare su una strada di presenzialismo e mediazioni ormai anacronistiche. E complimenti ai delegati che hanno convinto i loro rappresentanti a evitare inciuci e accordi tanto cari a Lotito. Basta con i pupari che credono di governare tutto: il calcio ha bisogno di riforme fondamentali e che nessuno pensi di poter intralciare il lavoro del commissario perché sarebbe insopportabile. Meglio di tutti ne esce Tommasi, che non è sceso a compromessi e ha mantenuto sempre una conduzione coerente. Sugli altri due candidati sorvoliamo soprattutto pensando alla ipotetica, terrificante intesa che si stava delineando in presenza del ballottaggio.

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Non ce ne vogliano Sibilia e Gravina, anche nel rispetto di chi rappresentano, ma il calcio ha bisogno di cure energiche e non di promesse davanti a un tramezzino. E’ indispensabile togliere l’acqua a chi ha sempre sguazzato in certe situazioni. Le riforme non possono più attendere, servono energia, coerenza e capacità. Fanno davvero ridere certi presidenti che hanno parlato di «perdita di tempo» riferendosi a queste votazioni dopo le figuracce rimediate per non essere riusciti nemmeno a eleggere un loro rappresentante in Lega. La Serie A è chiaramente divisa fra chi guarda a una dimensione internazionale e chi pensa egoisticamente solo al proprio orticello puntando su favori e plusvalenze. E sullo sfondo non dimentichiamo il nebuloso scenario dei diritti tv che comunque ha fatto precipitare di un’altra posizione il nostro campionato, ora quarto dietro pure la Ligue 1 francese.
E’ stata la vittoria di Malagò, anche se può sembrare improprio il termine davanti a tante macerie, ma il presidente del Coni aveva suggerito saggiamente ai tre candidati di fare un passo indietro. Posizione anticipata con vigore anche da questo giornale. L’abbaglio di un successo di breve durata ha invece fatto prevalere il consueto egoismo. Lo ribadiamo dopo quel che è accaduto e che avevamo auspicato: basta con certe logiche, basta con certi personaggi, va bene il rispetto per il movimento di base, ma il nostro calcio ha urgenza di tornare a essere competitivo al vertice attraverso cambiamenti fondamentali. Più manager preparati, meno egoismi e strategie che ci riportino ai massimi livelli europei come avveniva meno di quattordici anni fa.

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