L'Uefa decida subito: niente Champions a Istanbul

L'Uefa decida subito: niente Champions a Istanbul© AFPS

Di ora in ora, le cronache della guerra turca ai curdi diventano sempre più orripilanti, sempre più raccapriccianti, sempre più atroci. Bombardamenti a tappeto, migliaia e migliaia di profughi, massacri di civili e di attivisti dei diritti umani come Hevrin Khalaf, 35 anni, segretaria generale del Partito del futuro siriano, violentata, lapidata e trucidata assieme alle altre otto persone cadute nell’agguato teso dalle milizie filo-turche nel Nord-Est della Siria. Eppure, per l’Uefa tutto questo non basta per cancellare subito la finale di Champions League in programma il 30 maggio 2020 a Istanbul. Subito. Senza se e senza ma.

Dicono, a Nyon, che si tratterebbe di una decisione «prematura», che bisogna attendere gli sviluppi della situazione. Come se non fosse già gravissima la situazione dei curdi, in prima linea nella guerra contro l’Isis e ora traditi e abbandonati dall’Occidente. Come se, ieri sera, a Parigi, i campioni del mondo della Francia non avessero giocato in un clima di altissima tensione contro la Turchia, con lo stadio Saint-Denis blindato dalle forze dell’ordine. Come se il saluto militare dei turchi non avesse superato il confine che separa lo sport dalla politica.

Ha dichiarato Michele Uva, vicepresidente dell’Uefa: «Il momento politico non è dei migliori e anche se c’è una separazione netta fra gli aspetti politici e gli sportivi, il calcio non può fare finta di nulla rispetto a quello che sta succedendo. Federazioni, giocatori e allenatori sono sottoposti a regole precise e una violazione di queste regole comporta indagini suppletive ed eventualmente delle sanzioni. Lo sport e, soprattutto il calcio che ha una esposizione mediatica mondiale, non può permettersi segni distintivi di natura politica. Certi gesti sono assolutamente da biasimare». Il ministro italiano dello sport, Vincenzo Spadafora, ha domandato all’Uefa «se non sia inopportuno mantenere ad Istanbul la finale di Champions League il 30 maggio 2020, alla luce dei gravissimi atti contro la popolazione civile curda e dell’intervento con il quale l’unione europea condanna l’azione militare della Turchia». No, non ci siamo. «Gesti da biasimare», finale «inopportuna»: non è questo il lessico da usare, come se si dovesse camminare sulle uova. Come se i curdi non stessero sopportando un’altra, infame persecuzione. La sera dell’11 settembre 2001, l’Uefa non fermò la Champions League. Questo non è il tempo degli struzzi.

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