Galliani: "Salviamo il calcio. Serie A a 22 squadre"

L'ad del Monza: "La competenza è del Consiglio Federale, ma in caso di un blocco definitivo manderei le prime 4 in Champions League"
Galliani: "Salviamo il calcio. Serie A a 22 squadre"© LaPresse

«La stagione va portata a termine, ovviamente in sicurezza, altrimenti tutto il sistema rischia di collassare». Adriano Galliani parla chiaro. Non potrebbe essere altrimenti quando scende in campo uno dei migliori dirigenti del nostro calcio, il cui cursus honorum è eloquente. Vice-presidente del Monza fino all’86, l’anno in cui diventa amministratore delegato e poi vicepresidente vicario del Milan di Silvio Berlusconi per 31 anni, durante i quali ha portato il club sul tetto del mondo; presidente della Lega Professionisti dal 2002 al 2006 e vicepresidente della Lega di A dal 2013 al 2017; senatore della Repubblica dal 23 marzo 2018 per Forza Italia; amministratore delegato del Monza di Silvio Berlusconi dal 28 settembre 2018, capolista del Girone A della Serie C (Monza 61, Carrarese, 45; Renate 43).

Ieri, Galliani è stato ospite della «Politica nel Pallone», la trasmissione in onda su Gr Rai Parlamento, condotta da Emilio Mancuso che mi ha invitato a intervistare il senatore insieme con Andrea Di Caro, vicedirettore della Gazzetta dello Sport. A Tuttosport, che da giorni conduce una campagna perché la Serie C, la Serie D e l’universo dei dlettanti non vengano abbandonati a se stessi, le parole di Galliani hanno confermato quanto seria sia la situazione. «In serie D non ci sono ricavi, in serie C quasi. La serie C perde 120 milioni l’anno che sono messi da 60 imprenditori con una media di due milioni di euro ciascuno. Ho un timore: la crisi economica che colpirà in maniera forte il nostro Paese impedirà a questi 60 signori di mettere i soldi anche l’anno prossimo. Ma serie C e serie D svolgono un compito sociale, tolgono i ragazzi dalle strade e bisogna trovare qualche sistema per far sì che questo compito venga loro riconosciuto. Per Serie A e B, invece, bisognerà capire quale sarà il comportamento del pubblico, degli sponsor e delle tv. Detto che i tempi della ripresa li scandisce il virus, più che capire quando si ricomincerà o quando si finirà, occorre valutare quale soluzione farà meno danni al calcio. La Serie B vive con pochi ricavi, tuttavia, grazie alla mutualità del 6-6,5% che le arriva dalla Serie A, riesce a sopravvivere».

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