Iniesta sul Coronavirus: "Quando vedo le foto di una partita mi sento disperato"

L'ex Barcellona, ora in forza al Vissel Kobe, non nasconde la preoccupazione a causa dell'emergenza sanitaria: "Avrà un impatto sociale ed economico, a tutti i livelli". Poi sul futuro commenta: "Tutto questo tempo senza giocare mi dà l'energia per durare ancora a lungo"
Iniesta sul Coronavirus: "Quando vedo le foto di una partita mi sento disperato"© AFPS

KOBE (GIAPPONE) - "Ogni volta che vedo una foto di una partita o di uno stadio pieno, mi sento disperato". Lo afferma Andrés Iniesta al quotidiano britannico The Guardian dopo 54 giorni senza calcio. Per il suo club, il Vissel Kobe, vincitore della Coppa dell'Imperatore a gennaio, la nuova stagione della J-League è iniziata il 21 febbraio e si è fermata di nuovo quattro giorni dopo a causa della crisi del Coronavirus. Doveva ripartire il 15 marzo, poi il 29 marzo e il 6 maggio. Ora sperano che si possa ritornare in campo il 9 maggio. Il centrocampista ex Barcellona, che attende con impazienza la ripresa dell'attività agonistica, afferma di non avere intenzione di andare in pensione: "Tutto questo tempo senza giocare mi dà l'energia per durare ancora a lungo".

Iniesta sul Coronavirus

Come tutti, anche Iniesta non nasconde la propria preoccupazione circa la pandemia da COVID-19"Dall'inizio della pandemia, le scuole sono state chiuse, le riunioni di massa sono state cancellate. Portare la maschera e alcune misure igieniche sono cose normali qui e questo ha contribuito a ridurre la diffusione. Ora stiamo solo aspettando, restando a casa, uscendo il meno possibile. Nel breve e medio termine il virus è destinato ad avere un impatto sociale ed economico, a tutti i livelli. Il calcio fa parte della società; non può sfuggire a quello. Senti la responsabilità di fare la cosa giusta come persona e come persona di pubblico dominio. Ciò avrà un impatto; ci saranno misure che rimarranno sempre, cambiamenti, un prima e un dopo. Dobbiamo cercare di trarre il meglio da una situazione terribile".

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