Coronavirus, il Comitato Consumatori Lazio: No allo stop per decreto

Petizione su change.org indirizzata alla Presidenza del Consiglio e al Ministro dello Sport Spadafora
Coronavirus, il Comitato Consumatori Lazio: No allo stop per decreto© /Agenzia Aldo Liverani S.a.s.

ROMA - "L'emergenza covid-19 sta mettendo a dura prova le condizioni di vita di tante famiglie italiane e la sopravvivenza economica della maggior parte delle partite iva e dei loro dipendenti operanti sul territorio nazionale". Inizia così una petizione, a firma "Comitato Consumatori Lazio", indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, apparsa su change.org. Dopo il lockdown precauzionale, il Governo ha disposto l'inizio della fase due a partire da oggi: "Più di qualche perplessità - prosegue la nota - hanno destato, tuttavia, alcune decisioni del governo e le dichiarazioni del Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che ad atteggiamenti formalmente finalizzati a programmare l'eventuale ripartenza in sicurezza della serie a 2019/20, ha alternato parole sottese ad invitare le società interessate a proiettarsi direttamente alla prossima stagione calcistica e/o ad affermare che non sussistono i presupposti per completare il campionato in corso e/o finanche a minacciarne lo "stop" definitivo a mezzo decreto ministeriale, che peraltro potrebbero aver causato sensibili oscillazioni azionarie delle società calcistiche quotate in borsa ed il correlato pregiudizio economico occorso ai relativi investitori".

L'impatto economico

La petizione prosegue sostenendo che "secondo recenti studi", la chiusura definitiva della Serie A 2019/20 avrebbe "un impatto economico terrificante sul calcio italiano e sul suo indotto complessivo, trascinando l'uno e l'altro verso una decrescita irreversibile. Il fallimento di migliaia di società sportive sarebbe dietro l'angolo e resterebbero a forte rischio anche alcune società professionistiche, perche' una buona fetta di pubblico andrebbe persa e con essa consistenti quote di mercato, sponsorizzazioni ed investimenti pubblicitari. Il valore patrimoniale delle societa' calcistiche italiane potrebbe subire un crollo tale, invero, da rendere incolmabile per parecchio tempo il gap che si creerebbe tra le stesse ed i club europei che saranno messi nella condizione di superare il lockdown".

Calo occupazionale

Di conseguenza, "Il calo occupazionale sarebbe irrefrenabile sia all'interno del sistema calcio, che in tutto il suo indotto, ivi compresi quotidiani sportivi, programmi radio-televisivi nazionali e locali, merchandising diretto ed indiretto e maestranze impiegate nei suoi vari livelli". Un eventuale lockdown senza prospettive, afferma la nota, "brucerebbe in sei mesi circa 50.000 posti di lavoro e oltre 4 miliardi di euro sottoforma di reddito per tante famiglie che direttamente o indirettamente ruotano attorno al sistema calcio".

Impatto sul PIL 

"Il calcio italiano dalle sue origini è cresciuto a tal punto che oramai non è più soltanto una disciplina sportiva, ma un vero e proprio colosso industriale che negli ultimi decenni si è stabilmente inserito ai primissimi posti dei settori produttivi italiani, contribuendo con una percentuale pari al 7% alla crescita del prodotto interno lordo e pari al 12% del pil scaturente dal football mondiale. Grazie agli spettatori, ai ricavi per i diritti televisivi, alle sponsorizzazioni, al merchandising, alle pubblicità ed a tutto l'indotto che gli ruota attorno, il sistema calcio riesce a garantire un enorme sostentamento al calcio giovanile e femminile, alle altre discipline sportive, all'impiantistica scolastica e di base ed ai programmi di inclusione sociale". Diventando "uno dei principali contributori del sistema fiscale e previdenziale dello stato italiano". Sarebbero soldi "che il governo dovrebbe reperire in proprio per evitare il collasso dello sport italiano e sostenere tutto l'indotto, sottraendo risorse importanti ad altre emergenze che imperversano sul territorio nazionale ed innescando un inevitabile conflitto di interessi con altri settori del tessuto sociale".

Non disporre lo stop

Per tutti i precedenti motivi, si legge, "nell'interesse del calcio italiano e del suo indotto e tenuto conto che le istituzioni federali e le società calcistiche professionistiche dispongono di protocolli scientifici, risorse organizzative ed impianti sportivi tali da poter garantire l'assoluta salvaguardia della salute collettiva ed il pieno rispetto della sanificazione ambientale, chiediamo alla presidenza del consiglio dei ministri ed al Ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, anche al fine di prevenire eventuali contenziosi giudiziari, di non disporre per decreto lo "stop" della stagione calcistica 2019/20 e lasciare che il sistema calcio possa individuare e concertare le migliori soluzioni per stabilire tempi, condizioni e modalità della ripresa del campionato".

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