Al supermercato del ministro bloccacalcio

Spadafora parla di «fretta irresponsabile». Intanto i circoli e gli impianti sportivi devono sopportare un’altra settimana di chiusura
Al supermercato del ministro bloccacalcio© ANSA

Dopo avere ascoltato le comunicazioni del ministro per lo Sport, prima al Senato e poi alla Camera, parafrasando Oscar Wilde si può dire che gli uomini possiedano un istinto meraviglioso: essi hanno la capacità di scoprire tutto tranne l’ovvio. Sono trascorse settimane di incontri, interviste, battute, un passo avanti e tre indietro. Ieri, a 66 giorni dalle ultime partite giocate in Serie A, abbiamo appreso che: 1) «L’attenzione si è concentrata sul calcio. Io sono consapevole dell’importanza sociale del calcio. Sarebbe paradossale se non ne riconoscessi l’importanza, visto che rappresenta un’industria importante del nostro Paese. Ciononostante, ho trovato eccessivo l’inasprimento del dibattito politico e mediatico. Incomprensibile agli occhi degli italiani». Capito? Si meraviglia di cotanta e «inasprita» attenzione per il pallone il ministro dello sport, pur se il calcio professionistico, dello sport è il motore assoluto (4,8 miliardi di euro di fatturato annuo; 1,250 miliardi di euro di gettito fiscale, cioè il 70 per cento delle tasse pagate da tutte le discipline; 300 mila occupati nell’indotto; 1 per cento del prodotto interno lordo; 4 milioni di praticanti, il 72,5 per cento dei quali Under 18; dodicimila società dilettantistiche per le quali sono tesserati 1 milione 45 mila atleti; 40 milioni di compatrioti che a vario titolo seguono il calcio, secondo una recente indagine di mercato. Eppure, Spadafora trova il dibattito «incomprensibile agli occhi degli italiani». Che, notoriamente, non si perdono una gara di tiro alla fune.

Punto 2) «Sul campionato sono chiaro: se riprenderà, vuol dire che saremo arrivati ad una successione ordinata di azioni e protocolli che avranno consentito di riprendere il campionato in sicurezza. Per tutto e tutti. Non per frette irresponsabili. Gli unici che hanno deciso subito sono stati quelli che hanno scelto di fermarsi». Fermarsi? La Bielorussia non ha mai chiuso, le Far Oer sono ripartite il 9 maggio, la Germania scatta il 16 maggio (e il 29 maggio ricominceranno anche le calciatrici); a ruota Turchia, Estonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia, Portogallo, Danimarca, Montenegro, Israele, Croazia, Serbia, Austria, Svizzera, Inghilterra, Romania, Bulgaria, Norvegia, Islanda, Lettonia. Caso mai Spadafora se la fosse persa, gli suggeriamo di dare un’occhiata alla mappa pubblicata l’altro ieri da Tuttosport.

Punto 3) «Qualcuno si è chiesto perché se una cassiera risultasse positiva non si chiuderebbe il supermercato, mentre il campionato sì. Nel supermercato è possibile tenere distanziamenti, usare protezione. Il calcio è per sua natura uno sport nel quale non è possibile mantenere distanze, i giocatori devono correre, marcarsi, assembrarsi in area di rigore. Da qui la necessità di evitare i contatti. La sottovalutazione di questo problema ha portato poche settimane fa alla quarantena di diverse squadre di Serie A e diversi giocatori. Quello che vogliamo evitare è di ritrovarci in questa situazione». Nessuna squadra di Serie A è andata in quarantena «poche settimane fa». Quanto all’accostamento fra una cassiera di un supermercato e il campionato, l’invasione di campo è nel surreale. In molti supermercati il distanziamento è un optional e le mascherine pure (quando non vengono piazzate sul mento, su un orecchio o alla gola). Supponendo che ventidue giocatori scendano in campo ovviamente negativi dopo tutti i controlli cui saranno stati sottoposti nell’arco di un mese, come potrebbero contagiarsi? (Per ulteriori informazioni, rivolgersi al Prof. Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento Clinico di Malattie Infettive presso l’ospedale Amedeo di Savoia di Torino). Intanto, contrariamente a quanto preannunciato diciassette giorni fa, gli impianti di ogni disciplina, i circoli tennistici, le palestre, non riapriranno più il 18, ma il 25 maggio. E i 37 mila collaboratori sportivi, i diecimila maestri di tennis, i dipendenti messi in cassa integrazione che non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione? Cerchino almeno di non inasprire eccessivamente il dibattito.

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