Picault e il razzismo: "Venivo chiamato scimmia dal tecnico del Cagliari"

Lo statunitense, in forza all'FC Dallas, ha poi addolcito i toni: "Non voglio essere compatito, sono cose passate e io amo la Sardegna". L'ex allenatore Melis: "Fafà ha toppato in pieno, nè io nè l'ambiente rossoblù è razzista"
Picault e il razzismo: "Venivo chiamato scimmia dal tecnico del Cagliari"

TORINO - Fafà Picault ha sollevato un vero vespaio con le sue rivelazioni: l'attaccante statunitense, transitato nella Primavera del Cagliari quando aveva 16 anni, ha raccontato sul profilo Facebook dell'FC Dallas (la squadra di MLS per la quale gioca attualmente) il razzismo subito durante la sua esperienza in Sardegna: "Il nostro allenatore, all'epoca con la squadra riserve, era probabilmente una delle peggiori persone che abbia mai incontrato. Ho dovuto affrontarlo tutti i giorni, mi chiamava scimmia o mi diceva che dovevo tornare nella giungla in Africa, che i giocatori neri non hanno tecnica. 'Sei veloce, vai a correre, ti abbiamo portato qui per correre', mi ripeteva". Picault, nato a New York nel 1991 da genitori haitiani, non ha risparmiato i dettagli più duri del trattamento riservatogli: "Quando ci allenavamo, diceva qualunque cosa fosse spiacevole. Se doveva dire a un ragazzo più giovane di fare qualcosa, avrebbe detto: 'No, devi farlo perché sei nero'". Fino agli attacchi fisici dai compagni: "A volte mi ritrovavo adesivi con le scimmie sul mio armadietto e mi prendevano a pugni anche due volte a settimana. Lo gestivo con le lezioni AP a casa che stavo finendo online e dovevo ancora esibirmi sul campo di calcio, che probabilmente è stata la parte più semplice".

Con una Instagram Story sul suo profilo, tuttavia, Picault ieri ha voluto rettificare le sue parole, data la loro risonanza nel mondo dopo l'omicidio di George Floyd: "Voglio chiarire quello che ho detto ieri sul mio allenatore e alcuni miei compagni, non riflette tutto il tempo che ho passato in Sardegna, torno lì ogni anno, ho i miei migliori amici e ci passo un mese e mezzo all'anno. Sono cose che mi sono realmente successe, che andrebbero discusse, ma non per compatirmi, non ho bisogno della pietà di nessuno, sono cose capitate anni fa e ho fatto ciò che dovevo fare con la mia carriera, ma sono comunque vere e importanti. Ora non è il momento di colpire un intero club, dobbiamo solo guardarci allo specchio individualmente e capire cosa possiamo fare meglio”.

Giorgio Melis, allenatore della Primavera del Cagliari dal 2008 al 2011, ha ribattuto su TMW alle accuse di Picault: "Io razzista? Mai! Smentisco categoricamente ogni genere di affermazione di Picault: non avrei mai permesso simili atteggiamenti nella mia squadra, perché non fa assolutamente parte del mio modo di essere e di tutti coloro che lavoravano nel settore giovanile in quegli anni, compresi i dirigenti. È un'accusa che non sta né in cielo né in terra. Quando negli anni Ottanta ero un calciatore e facevo le trasferte fuori dall'Isola ci chiamavano 'sardignoli' e 'pastori': ho lottato tanto contro questo atteggiamento".

Melis: "A Cagliari non ha senso parlare di razzismo"

Picault ha accusato indirettamente anche i compagni di squadra, rei di avergli attaccato sull'armadietto alcune figurine raffiguranti una scimmia. "Fafà ha un carattere particolare, è certamente un po' permaloso ma con questa uscita ha toppato alla grande: sono stato io a insistere per portarlo al Cagliari da Miami, ho conosciuto pure la famiglia a cena e posso dire che erano persone in gamba. Da lui mai mi sarei aspettato un'uscita a vuoto di questo tipo, non ho mai detto né fatto nulla di tutto ciò di cui mi accusa. A Cagliari in quegli anni è esploso David Suazo, non ha proprio senso parlare di ambiente razzista. Auguro a Fafà il meglio per la sua carriera, ma questa volta si è sbagliato di grosso e mi dispiace proprio tanto". Anche Alessio Secco, procuratore del giocatore, ha commentato la vicenda gianlucadimarzio.com: “Se Picault ha detto queste cose lo ha fatto con cognizione di causa, non lo ha fatto parlando della Sardegna o Cagliari, a cui è legatissimo. Quella terra è dentro di lui ed p molto amico con Cossu. Sul tema razzismo è molto sensibile, ha raccontato la sua esperienza”.

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