Paolo Rossi, funerale a Vicenza: i campioni dell'82 portano il feretro

L'ultimo saluto a Pablito, presenti moltissimi esponenenti del mondo del calcio. Il presidente Gravina porta la maglia azzurra numero 20
Paolo Rossi, funerale a Vicenza: i campioni dell'82 portano il feretro© ANSA

VICENZA - Il feretro di Paolo Rossi ha varcato questa mattina le porte del Duomo Santa Maria Annunciata di Vicenza. È entrato sulle spalle dei suoi compagni, dei campioni del 1982. In prima fila Marco Tardelli e Antonio Cabrini, poco dietro gli altri tra cui Alessandro Altobelli, il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, e molti altri esponenti del mondo del calcio. Fuori dalla chiesa, alcuni tifosi hanno intonato dei cori per lui: "Rossi-gol" e "Paolo Paolo". L'atmosfera è di grande commozione.

L'ultimo saluto a Paolo Rossi

13.45 - Domani il feretro a Perugia. Perugia Calcio e Comune di Perugia renderanno omaggio, domani, a Paolo Rossi. Il feretro del campione del mondo sarà accolto, verso le 9, nella zona dello stadio Curi a Pian di Massiano in una cerimonia che "avverrà in forma strettamente privata". Giocatore del Perugia nella stagione 1979-80, Rossi ha sempre mantenuto un legame speciale con la città. Alla cerimonia saranno presenti i familiari di Pablito, fra cui la moglie, la giornalista perugina Federica Cappelletti e una delegazione della società biancorossa.

13.20 - Le parole della moglie. "Paolo si dava molto alle persone, era un uomo semplice e generoso e ho ritenuto opportuno aprire il mio dolore che racconta anche la grandezza di Paolo, i suoi sentimenti, la sua voglia di essere uno tra i tanti. Ho ritenuto giusto non chiudermi, anche se a volte mi costa fatica perché sento un dolore forte, è doloroso ricordare certe cose, fa male perché sono ancora tanto fresche, ma è giusto così perché Paolo era della gente, è giusto che lo ricordino per la sua grandezza, ma anche in questa fase di profonda sofferenza che ha avuto nell'ultimo periodo, amava il lavoro che faceva, apprezzava voi giornalisti, quindi è giusto così. E' giusto dare a tutti come avrebbe fatto lui, io sono un po' quello che ha creato Paolo, perché lui mi ha cambiato tanto, mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato ad avere coraggio e ad affrontare anche i problemi con il sorriso". Con queste parole la moglie di Paolo Rossi, Federica Cappelletti, ricorda il marito nel giorno dei suoi funerali.

12.50 - La lettera di Gravina. "È come se Paolo Rossi si fosse portato via il pallone. E con lui, pure, un pezzo d'Italia. Quella messa in circolo davanti al televisore per le partite della Nazionale, quella che le emozioni non le condivideva sui social, ma con gli abbracci dopo ogni suo gol". Comincia così la lettera aperta con cui Gravina, ha voluto ricordare Rossi nel giorno dei funerali. "L'Italia in finestra, quella popolare e con la bandiera a sventolare fuori dai finestrini e i clacson a raccontare la felicità per quelle vittorie, una dopo l'altra, passate alla storia. È come se Paolo Rossi si fosse portato via l'estate. Degli amori e delle pallonate, delle tovaglie a quadri delle nonne e delle corse a casa per vedere quelle partite che iniziavano nel primo pomeriggio e che, per certi aspetti, non sono mai finite. Perché nessuno, mai, le dimenticherà. Come gli occhi, lucidi, del parente o dell'amico che avevi accanto il giorno che Pablito gliene fece tre al Brasile e la R di replay lampeggiava sullo schermo al ritmo del cuore di milioni di telespettatori, persone, italiani. È come se Paolo Rossi si fosse portato via gli anni Ottanta. Di televisori in bianco e in nero, mangianastri, robot, borselli e vacanze lunghe vissute tutti insieme sotto lo stesso ombrellone, in modo corale come quel mondiale: il Mondiale. Di pareggi, critiche e rinascita. Di classe e marcature a uomo, palleggio e contropiede, gregari e protagonisti assoluti, autentici. L'Italia di Gaetano Scirea, Dino Zoff e tutti gli altri. L'Italia di Sandro Pertini che si alza in piedi e chi se ne frega della forma, gol! L'Italia senza stereotipi e che non è scritto da nessuna parte che i sogni debbano per forza andare in fumo. Se non quello della pipa di un allenatore, solo apparentemente con il broncio, ma con la squadra tutta dalla sua parte. Paolo Rossi - improvvisamente come uno dei suoi gol - s'è portato via tutto questo. Ma nella fretta, perché i veri cannonieri le cose le fanno sempre molto rapidamente, una cosa se l'è dimenticata, ce l'ha lasciata: la memoria. Di quell'estate azzurra, così fantastica grazie ai gol di uomo semplice che ricorderemo - per sempre - con le braccia al cielo, il sorriso sulle labbra e il tricolore sul cuore. Paolo Rossi! Paolo Rossi! Paolo Rossi!".

11.54 - "Pablito, Pablito" e tanti applausi. Così i vicentini hanno salutato il feretro di Paolo Rossi, quando, finita la cerimonia, il figlio Alessandro e i campioni del mondo, con in testa Antonio Cabrini, hanno portato la bara all'esterno del Duomo Santa Maria Annunciata di Vicenza. Alla cerimonia hanno partecipato, oltre ai familiari, gli amici di sempre, gli ex compagni di squadra, ma anche, tra gli altri, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, il segretario Aic Gianni Grazioli e un altro grande ex Vicenza come Pablito, Roberto Baggio.

11.51 - È toccato al figlio Alessandro, con al fianco Antonio Cabrini e dietro Giancarlo Antognoni, Claudio Gentile e Bruno Conti, portare la bara di Paolo Rossi all'esterno del Duomo di Vicenza al termine dei funerali officiati da don Pierangelo Ruaro. Il feretro del campione del Mondo, con una maglia azzurra numero 20 sopra e una sciarpa del Vicenza, è stata accolta dagli applausi della gente assiepata all'esterno dietro le transenne. Commoventi i saluti, gli abbracci dei suoi ex compagni di Nazionale e del presidente della FIGC Gabriele Gravina alla moglie Federica e ai figli Alessandro, Sofia Elena e Maria Vittoria.

11.43 - Così don Pierangelo Ruaro, delegato dal vescovo di Vicenza Baniamino Pezziol, nel corso dell'omelia per i funerali di Paolo Rossi, il campione del Mondo del 1982 morto all'età di 64 anni: "Ora ti allenerai nella Coverciano del cielo e giocherai con la Nazionale di lassù. Paolo ha vissuto la malattia con il garbo e la discrezione di sempre. La sua grandezza è stata di essere un fuoriclasse, ma mai un personaggio". Nel raccontare la fede di Paolo Rossi, che ha mosso i primi passi da calciatore nella squadra di un oratorio in Toscana, don Pierangelo ha citato le parole di San Paolo nella seconda lettera a Timoteo: "E giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede". Poi si è rivolto alla moglie Federica, ai figli Alessandro, Sofia Elena e Maria Vittoria: "Ora tocca a voi raccogliere il suo testimone. Grazie per aver fatto sognare tanta gente, ma anche per averci insegnato a vivere. Grazie al Signore per avercelo donato".

10.49 - Così Antonio Cabrini, ex compagno nella Juve e nella Nazionale, ricorda con la voce rotta dalla commozione Paolo Rossi in occasione dei suoi funerali in Duomo: "Non ho perso solo un compagno di squadra, ma un amico e un fratello. Insieme abbiamo combattuto, vinto e a volte perso, sempre rialzandoci anche davanti alle delusioni.Siamo stati parte di un gruppo, quel gruppo, il nostro gruppo. Non pensavo ti saresti allontanato così presto, ma che avremmo camminato ancora tanto insieme. Già mi manchi, le tue parole di conforto, le tue battute e i tuoi stupidi scherzi. Le tue improvvisate e il tuo sorriso. Mi manca proprio tutto di te, oggi voglio ringraziarti perchè se sono quello che sono lo devo anche al meraviglioso amico che sei stato. Io non ti lascerò mai, ma tu stai vicino a tutti noi, come io starò vicino a Federica e ai tuoi figli".

10.45 - "Di Paolo ricordo la sua figurina di quando io ero poco più che bambino, poi ho avuto la fortuna di giocare assieme a lui. I suoi insegnamenti sono stati fondamentali nella mia carriera, lui è sempre stato un punto di riferimento in campo ma soprattutto fuori". Visibilmente commosso anche Giuseppe Galderisi, compagno di Pablito in nazionale e alla Juventus nel ricordare il campione scomparso e di cui si stanno celebrando i funerali nel Duomo di Vicenza. "Mi mancherà tanto - ha aggiunto Galderisi -e sono sicuro mancherà a tutto il mondo del calcio".

10.38 - Così Alessandro Altobelli, ai microfoni di Sky Sport, racconta il dolore degli azzurri, dei compagni di squadra di Paolo Rossi: "Abbiamo una chat noi campioni dell'82, ci sentiamo tutti i giorni, discutiamo di tutto, non lo sentivamo più nell'ultimo periodo. Allora ho cercato e pubblicato 7-8 foto particolari e ho scritto qualcosa cercando di farlo intervenire, quando ho visto che non rispondeva ho parlato con Marco, con Antonio, ho chiesto di chiamare la moglie per capire se era arrabbiato con noi, Tardelli ci ha detto di stare tranquilli, che era un periodo così e che presto sarebbe tornato, avevamo anche sentito delle voci non belle, speravamo che non fossero vere, purtroppo lo erano e l'altra sera abbiamo avuto la conferma quando Federica ci ha mandato il messaggio in piena notte, ci ha detto che non se ne voleva andare, che gli ha tenuto la mano fino all'ultimo momento e io ho invidiato quel momento, perché anche io avrei voluto essere lì ad accompagnarlo. Siamo stati insieme fino all'86 in Messico in Nazionale, eravamo due attaccanti, ma lui era molto più forte di me e io ho sempre cercato di copiare qualcosa da lui, ma era molto difficile farlo perché aveva qualità che per lui erano naturali. Era sempre nel posto giusto al momento giusto, arrivava sempre prima di me, come nel primo gol in finale contro la Germania, quella volta ero arrivato prima io, lui dopo, ma fu lui a segnare, sentiva il gol prima degli altri". Altobelli conclude dando un consiglio ai ragazzi, ma anche ai calciatori più giovani: "Guardate la storia e le partite di Paolo per capire come si stava in campo e la grande professionalità di un ragazzo che ha sempre dato tutto per il calcio, mi auguro che un giorno ci siano nuovi Paolo Rossi".

10.33 - Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha deposto una maglia azzurra della nazionale italiana con il numero 20 sul feretro di Paolo Rossi, davanti all'altare del Duomo di Vicenza dove sono appena cominciati i funerali.

10.28 - Con queste parole, ai microfoni di Sky Sport prima del funerale, Fulvio Collovati ricorda Paolo Rossi: "Federica ci ha mandato il messaggio alle 3, ci disse che era molto legato a noi e che non dovevamo dimenticarlo. Ma come facciamo a dimenticarlo? Quando è arrivato quel messaggio mi si è spezzato il cuore, era un amico, un fratello, ma queste non sono frasi di circostanza, Paolo era veramente così, era solare, era capace di alzare il Pallone d'Oro e il giorno dopo andare a prendere un caffè con chiunque, era di una semplicità disarmante. Sapeva di essere un uomo importante per il Paese, ma non lo faceva pesare. Nell'84 andammo in Libano a trovare i ragazzi che erano lì per la guerra, lui e Pertini erano i personaggi più amati, ma lui non faceva pesare nulla di tutto questo, non sembrava che avesse fatto quello che ha fatto, ovvero essere il principale artefice del trionfo in quel Mondiale. Mi faceva soffrire, Liedholm mi diceva, stai attento che è veloce, lo marcavo con attenzione ma andava via uguale, per 70-80 minuti pensavo di marcarlo bene, poi all'82' ti faceva gol, ti rubava il tempo, oggi farebbe 30 gol come minimo, perché le difese sono più larghe, lui non aveva grande fisicità, ma aveva grande intelligenza. Gli devo molto perché se sono campione del mondo lo devo in gran parte a lui".

10.25 - Paolo Maldini ricorda così Paolo Rossi, prima che cominci la cerimonia funebre al Duomo di Vicenza: "La morte di Paolo mi ha colpito perché non sapevo della sua malattia e quindi è stato un fulmine a ciel sereno. Lui ha rappresentato il calcio italiano, non ha uguali in assoluto. Paolo Rossi era solo lui e io ho avuto la fortuna di giocarci insieme al Milan, lui a fine carriera e io giovanissimo".

10.17 - Con queste parole Alessandro Altobelli, all'esterno della cattedrale di Vicenza, prima dell'inizio dei funerali ha ricordato Paolo Rossi. "Paolo era il più grande di tutti, oltre che il più forte attaccante di tutti i tempi. Di quel gruppo era un simbolo non solo in campo ma anche fuori e anche una volta lasciato il calcio. Eravamo entrambi attaccanti, ma lui era molto più forte di me. Ho sempre cercato di copiare quello che faceva, ma le sue erano qualità naturali e imitarlo impossibile. Era sempre al posto giusto nel momento giusto, arrivava sempre prima. A chi vuole giocare a calcio consiglio di vedere chi era Paolo Rossi, la sua grande professionalità".

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