Allegri e la Juve, tutta la verità: "Un mio ritorno? Non lo so..."

L'ex allenatore bianconero: "A giugno voglio rientrare. L'addio? Una diversità di vedute, ma sono rimasto in ottimi rapporti"
Allegri e la Juve, tutta la verità: "Un mio ritorno? Non lo so..."

"Mi fa piacere essere qui soprattutto per fare una chiacchierata. Ho visto un po’ di partite, quando alleno mi annoio e non mi diverto, ora è un annetto che mi immedesimo negli allenatori. L’ultima volta ho visto Tottenham-Bayern e il Bayern mi fece una buona impressione (ride, ndr). Ho fatto un po’ di riflessioni, il calcio italiano deve rimboccarsi le maniche". Comincia così l'analisi di Massimiliano Allegri a Sky, senza panchina ormai dal 2019 dopo il ciclo vincente alla Juventus.

Allegri e le italiane fuori dall'Europa

"Dobbiamo riflettere, io facevo da contraltare ai ‘giochisti' ma ci vuole equilibrio. L’equilibrio serve nella vita e nel calcio, quando sento il gioco dal basso va bene tutto, ma il calcio è una cosa seria. Al centro ci vanno i giocatori e bisogna lavorarci. La tattica serve, però ci lamentiamo quando andiamo in Europa e passano la palla a 100 all’ora. Lavoriamo sui settori giovanili nella tecnica individuale, in velocità. Ormai i giocatori sono diventati uno strumento per far vedere che l’allenatore è bravo. L’allenatore è bravo se vince".

Allegri e la costruzione dal basso

"Porto e Borussia hanno giocatori più bravi di Juve e Inter? Non lo so, ma bisogna ritornare all’abc del calcio, saper passare la palla e il resto. La costruzione da dietro la fanno tutti, ma va capito quando, come e se farla. Bisogna essere più insegnanti e curare certi aspetti, se no poi ci lamentiamo che il terzino prende quello che ha davanti. Il gioco di squadra va bene, ma servono dieci giocatori che si passano bene la palla".

L'addio alla Juve e un possibile ritorno

"Sono stato cinque anni alla Juventus, l’addio è stata una cosa naturale. Mi dispiace che abbia perso oggi, ma diamo meriti al Benevento. Non guardiamo solo le cose negative, il Benevento ha fatto una roba importante, Pippo è stato molto bravo, ci sono anche i meriti. Parliamo anche di chi fa bene e non solo delle cose fatte male. Con la Juve alla fine c’è stata una diversità di vedute, è stata una scelta del presidente con cui sono rimasto in ottimi rapporti. Quei cinque sono irripetibili, c’era alchimia, positività, sono state fatte scelte di mercato importanti. Dopo cinque anni è difficile trasmettere le stesse cose, questo è stato uno dei motivi per cui mi hanno cambiato. Ci sono state annate meravigliose, l’ultima con l’Ajax non è andata bene ma sono molto legato alla Juventus. Mi affeziono alle squadre dove sono stato. Ci ritornerei? Non lo so, è impossibile dirlo, Andrea Pirlo sta facendo bene".

Juve-Benevento 0-1

Pirlo e il ruolo di allenatore

"Non so che difficoltà possa avere Pirlo, ma so che fare l’allenatore è molto difficile. Soprattutto fare l’allenatore non si può spiegare. Ci sono due allenatori: dal lunedì al sabato che si fa una roba e la domenica è tutto completamente diverso. La gestione dell’imprevisto non rientra da nessuna parte, il modo di parlare alla squadra o al singolo non c’è scritto sui libri, dare o meno una punizione. Ecco perché mi batto sulla gestione delle risorse umane, senza togliere nulla ai corsi. I miei allenamenti? Non è che mando i missili sulla Luna, io dicevo agli altri venite pure, ma io vivo di sensazioni".

Cristiano Ronaldo e i grandi campioni come aziende

"Io ho avuto la fortuna di allenare Ronaldo, Ibrahimovic, Robinho, Nesta, Pirlo, Buffon, Pogba, Tevez, Chiellini. Poi però la cosa più importante è il rispetto reciproco. È vero che hai davanti delle aziende, e poi ci sono i social. L’allenatore è sempre ascoltato dai giocatori, per loro sei un punto di riferimento. La gestione delle risorse umane fa la differenza".

La chiamata del Real Madrid

"Tre anni fa mi chiamò il Real Madrid ma avevo dato la parola alla Juventus. A giugno voglio rientrare perché ho passione e mi diverto. Non sono in crisi d’astinenza, ma mi manca godere delle gesta dei miei giocatori. Io ho avuto Dani Alves, ricordo quando eravamo a Napoli e lo misi dentro, gli dissi di metterci a cinque. Lui mi disse: mi lasci fare, vado a uomo su Insigne. Io ho imparato molto dai giocatori. Ai giocatori piace fare l’uomo contro uomo, dimostrare di essere più forti dell’altro. Tutti marcano a zona? Bisogna trovare sempre un equilibrio, per me non c’è un dogma. La partita è sempre diversa, alle tre è una partita, alle tre e mezza è un’altra e così via, altrimenti finirebbero tutte 0-0. Una volta ho sentito l’allenamento di Messina che disse che le grandi sfide si vincono con le grandi difese. La finale contro il Real Madrid noi l’abbiamo persa perché abbiamo difeso peggio di loro".

La rosa della Juve

"È un’ottima rosa, quella della Juve. L’Inter, dopo l’uscita dalla Champiosn, ha potuto lavorare meglio soprattutto sulla crescita degli uomini. Conte ha giocatori che può giocarsi un quarto o una semifinale di Champions. Alla Juve sono stati cambiati tanti giocatori, l’Inter lavoro con Antonio già da un anno e ha le possibilità l’anno prossima di fare una grande Champions".

L'aneddoto su Dybala

"Quando venne Dybala gli dissi: tu non puoi fare il centravanti perché alla Juve giochiamo cinquanta metri più avanti del Palermo e tu ti troveresti dentro l’area, dove fatichi. È mancato tanto alla Juve perché fa gol, quelli come lui determinano".

Allegri: "Agnelli vincente, Berlusconi showman"

"Una buona percentuale della differenza tra calcio europeo e Serie A deriva dalla cultura del paese. Juventus e Milan sono due società agli opposti, per esempio Berlusconi si è presentato e faceva lo showman, la Juventus invece vantava la storia della famiglia più importante d’Italia e dava l’impronta del lavoro e del sacrificio per vincere sempre. Un DNA diverso, e infatti quando sono andato io il Milan erano sette anni che non vincevano lo scudetto. Conoscere il DNA del club dove vai ad allenare è fondamentale.

"Non toccatemi Mandzukic"

"Anche lui è umano e può sbagliare degli stop. Ma come si smarca e attacca la porta è unico, è meccanizzato per vincere, ha vinto 5 Palloni d’Oro, Champions, si dà gli stimoli tutti i giorni. Va a cercare il gol e chi gli gioca a fianco deve avere l’intelligenza di muoversi di conseguenza. Quando passai al 4-2-3-1 era come aprire la finestra e respirare, avevano tutti il sorriso. Non toccatemi Mandzukic, così come Ronaldinho, faceva passare la palla… Solo lui e Cassano ci riuscivano. Anche Robinho, una cosa fuori dal normale, con quelle gambette mica lo buttavi a terra. E poi teneva la palla anche 35'".

Gli attaccanti migliori per Allegri

"Benzema, Lewandowski, Higuain, Ibrahimovic. Ibra, pensa se quel testone faceva dieci anni fa il centravanti seriamente. Andava in giro per il campo perché non voleva prendere le botte. Kean mi piace, ma non è ai livelli di questi. Haaland c’è da lavorarci, ma ha uno strapotere tecnico incredibile".

La Nazionale di Mancini

"Mancini sta facendo un lavoro straordinario, la Nazionale è cresciuta in autostima grazie al modo di fare di Roberto. L’obiettivo è quello di fare un grande Europeo, Mancini ha fatto davvero un grande lavoro".

Ronaldo o Messi, Iniesta o Pirlo, Suarez o Morata

"CR7 o Messi? Sono diversi, uno è più grande e uno è più forte. A 3 o a 4? Con la Juve a 3 quasi mai fatta. Galliani mi diceva sempre che in Europa non c’è mai stata una squadra che ha vinto la Champions giocando a 3. Iniesta o Pirlo? Erano diversi, potevano giocare insieme. È dura, posso dire Pirlo perché l’ho allenato. Però quel Barcellona lì me lo sognavo di notte, l’ho incontrato quattro volte, la palla viaggiava a mille all’ora. Suarez o Morata? Per carriera Suarez. Alvaro è cresciuto molto, lui è giocatore da partita secca perché le decide. Con me fa gol al Real Madrid due volte e in finale al Barcellona. È micidiale nelle partite secche. Lukaku-Lautaro la miglior coppia della Serie A? Sì, lo dimostrano i fatti. È stato bravo Conte a metterli insieme, sono molto simili. Bentancur? Allora, lui non può giocare davanti alla difesa, può fare una partita o due lì, non di più. Con me ha giocato tante partite davanti alla difesa, ma ne faceva una lì e dieci da mezzala perché è uno che stoppa, poi si gira. Premier o Liga? Hanno fascino, se si rimane in Italia sono contento. San Siro o Stadium? San Siro è molto pesante, molto più pesante dello Stadium".

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