Superlega, la spallata inglese al club degli sfaldatori

Superlega, la spallata inglese al club degli sfaldatori© ANSA

La spallata al club degli sfaldatori non poteva che arrivare dell’Inghilterra, venerata patria del football. Alla rivolta dei tifosi dei sei club che avevano aderito alla Superlega hanno fatto da detonatore il tackle scivolato di Boris Johnson, il quale sin da subito ha attaccato i secessionisti; le durissime parole di Gary Neville sull’«atto criminale»; le prese di posizione di Pep Guardiola, Jurgen Klopp, Alex Ferguson, Eric Cantona, Marcus Rashford, dei giocatori del Liverpool e dello Spirit of Shankly, l’associazione dei tifosi che in questi giorni ha martellato Anfield Road ripetendo all’infinito «il calcio è nostro, non loro. La nostra squadra di calcio è nostra, non loro». Se aggiungete la minaccia Uefa di buttare fuori venerdì i club inglesi dalle semifinali di Champions ed Europa League; Bayern, Psg e Borussia Dortmund che si erano sfilate, non possono che suscitare tenerezza le tonitruanti dichiarazioni rilasciate lunedì notte da Florentino Perez. «I problemi sono quando non ci sono entrate, in questo caso la soluzione è fare partite più interessanti e intrattenenti. Siamo arrivati alla soluzione che se invece di far la Champions facciamo una Superlega, saremmo capaci di recuperare le entrate che abbiamo perso. La Superlega? Fra tre massimo quattro mesi partirà sicuramente. Noi grandi club avremo a disposizione più soldi e potremo investire per acquistare i top player. Se i grandi club perdono soldi come sta succedendo, l’intero sistema crollerà così come la Champions League. La Superleague non sarà un sistema chiuso, assolutamente. Le squadre che otterranno i cinque accessi extra potranno sfidare i migliori top club al mondo. Questa Superleague non è per i ricchi, è per salvare il calcio. Se continuiamo così, il calcio sparirà e nel 2024 sarà già morto. Questo è l’unico modo per salvare tutti: grandi, medi e piccoli club».

Il calcio sparirà anche nel 2024, secondo il presidente del Real Madrid, ma, intanto, in queste ore sta crollando il progetto dei Grandi Indebitati, così chiamati poiché, secondo una stima per difetto, le perdite complessive degli apostati della Champions oscillano attorno ai 7 miliardi di euro. Che questo progetto sia una mera operazione economico-bancaria concepita per turare le falle di bilanci disastrati, lo si capisce anche dalla clamorosa sottovalutazione degli attori principali del gioco del calcio: i tifosi e i giocatori. La sollevazione degli uni e degli altri ha tramortito gli gnomi, tutti presi a contare i 350 milioni a testa che avrebbero incassato subito dalla banca d’affari, lesta a far girare loro la testa con la montagna di denaro sulla quale si sarebbero arrampicati senza se e senza ma. Ma gli gnomi non avevano fatti conti con l’Inghilterra dove si usa dire: «Life always offers you a second chance. It’s called tomorrow». La vita ti offre sempre una seconda possibilità. Si chiama domani. Ieri sera, le sei inglesi il domani se lo sono dato.

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