© EPAIn bilico tra punitivi e pacifisti, ai piani alti dell’Uefa ci si interroga - e ci si divide pure un poco - sulle modalità con cui portare avanti la fase due della “guerra della Superlega”, quella in cui si dovranno rimettere insieme i cocci della frattura per far di nuovo rotolare il pallone. Perché, si sa, è molto più difficile gestire la vittoria rispetto alla sconfitta, visto che la prima spesso può far perdere la misura e lasciar prevalere i rancori punitivi. La storia, del resto, è piena di “paci avvelenate” (come non ricordare quella di Versailles contro la Germania dopo la Prima guerra mondiale che racchiuse in sé i prodromi del successivo conflitto?). Nessuno può imporre silenzi, tantomeno ai dirigenti più importanti, ma in tanti speravano che la polvere delle dichiarazioni di fuoco si posasse per poter arrivare all’Esecutivo straordinario di oggi con un poco di serenità in più.
Le mosse di Ceferin
Non Aleksander Ceferin che evidentemente sta assaporando fino in fondo l’ebbrezza del proprio trionfo contro i “ribelli” e non teme di rendere pubbliche queste sensazioni: "Probabilmente hanno sottovalutato me e l’intera situazione, mi sorprende che non sapessero in quale situazione si trovassero. Ma ora mi aspetto che in futuro nessuno nel mondo del calcio mi sottovaluti", ha tuonato attraverso il media di casa, lo sloveno “24ur”. I meriti strategici del presidente sono innegabili: le ricostruzioni delle 48 ore più calde confermano come Ceferin sia stato molto abile a individuare nei club inglesi il “ventre molle della coalizione” e raccontano di un suo lungo e teso colloquio con Oliver Dowden, responsabile per sport e cultura del governo inglese, che ha fatto da tramite con il premier Boris Johnson.