Un menisco è (quasi) per sempre

SALUTE&SPORT. Con il dottor Tencone. Comunità medica concorde: se possibile, preservarlo. Ma bisogna distinguere due tipi di problemi
Un menisco è (quasi) per sempre

I menischi sono “ammortizzatori” del ginocchio, sono due per ogni ginocchio e sono posizionati medialmente e lateralmente all’interno dell’articolazione. Oggigiorno la comunità medica è unanimamente d’accordo nell’affermare che preservarli, cioè “cercare di non toglierli”, è l’obiettivo primario per evitare la futura insorgenza di artrosi del ginocchio. I problemi meniscali si distinguono in 2 tipi: gli infortuni traumatici che determinano le fratture dei menischi e i dolori meniscali senza una storia di infortunio acuto. Questa distinzione è fondamentale per capire e consigliare la migliore cura, chirurgica o riabilitativa.

In questo articolo cercheremo di chiarire il corretto comportamento di fronte ad una lesione/rottura acuta del menisco. I menischi, a seguito di un improvviso trauma del ginocchio, possono lesionarsi in modi diversi come potete vedere dall’immagine.

Nel 75% dei casi l’infortunio coinvolge il menisco mediale (quello interno, quello rivolto verso l’altra gamba), ma quando l’infortunio provoca anche alla lesione parziale o totale dei legamenti allora è il menisco laterale ad essere più frequentemente danneggiato. La diagnosi di lesione acuta del menisco viene fatta ascoltando la tipologia dell’infortunio, facendo una accurata visita medica e infine valutando le immagini della risonanza magnetica che deve sempre essere eseguita soprattutto in previsione di un intervento chirurgico. 

Come già accennato la prima scelta di trattamento di una lesione meniscale acuta è quella di preservare il menisco stesso, cioè “cercare di non toglierlo”, cercare di “ripararlo” e non soltanto di asportare la parte di menisco danneggiata; tutto ciò non solo per prevenire una possibile futura artrosi del ginocchio, ma anche perché i menischi hanno molte altre funzioni quali la distribuzione del peso, la stabilizzazione dell’articolazione, la lubrificazione e la nutrizione della cartilagine.

Studi scientifici approfonditi hanno dimostrato che dopo la maggior parte degli infortuni meniscali acuti è necessario l’intervento, ma che circa il 30% delle lesioni acute dei menischi potrebbero essere riparate, cioè suturate, “cucite”, ma solo il 10% viene attualmente riparato. Tali ultime statistiche sono determinate dal fatto che la meniscectomia, cioè l’asportazione della parte lesionata, ha una serie di vantaggi a breve termine che la fanno spesso preferire quando il paziente/atleta deve scegliere tra due possibili operazioni.

In particolare la “semplice” meniscectomia presenta un recupero più veloce (qualche settimana rispetto ad alcuni mesi), minori costi chirurgici e minore rischio di dover essere rioperato; è comprensibile che questi vantaggi facciano propendere per questa scelta chirurgica, ma è necessario ricordare che “una volta tolto il menisco non c’è più” e tutte le sue funzioni vanno parzialmente perse.

Risulta pertanto importante, in fase di scelta chirurgica, tener conto dei vantaggi a breve termine, ma anche dei possibili svantaggi che possono presentarsi in un futuro lontano, e pertanto è necessario non “mettere eccessiva fretta” nel recupero, in particolare quando si tratta di giovani atleti.

* Nella foto Sami Khedira, 33 anni, ai tempi in cui giocava nella Juventus: quando era in bianconero si è sottoposto due volte ad intervemto di pulizia del menisco

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