Oggi Gravina firma la grazia per Signori

Oggi Gravina firma la grazia per Signori© /Ag. Aldo Liverani

Oggi Gabriele Gravina firma la grazia per Beppe Signori, 53 anni e lo riabilita, reintegrandolo nel calcio, il mondo dal quale era stato ingiustamente radiato in seguito al presunto coinvolgimento nello scandalo scommesse. Tutto presunto e assolutamente falso, come hanno accertato i tribunali di Piacenza, il 23 febbraio scorso e di Modena il 30 marzo scorso che, per due volte, l’hanno assolto dalle accuse di frode sportiva e associazione a delinquere per non avere commesso il fatto. Ci sono voluti dieci anni, decine e decine di udienze, migliaia di pagine di atti processuali raccolti in 80 faldoni perché la verità venisse a galla. Dieci anni d’inferno, vissuti da uno dei più grandi bomber degli ultimi trent’anni: 188 gol in Serie A, vicecampione del mondo con la Nazionale nel ’94 (in azzurro 28 presenze e 7 gol); bandiera della Lazio con la cui maglia ha segnato 127 gol e ha vinto per tre volte la classifica dei cannonieri. Soltanto la forza d’animo dell’ex giocatore, la tenacia e la determinazione dell’avvocata Patrizia Brandi che, sin dall’inizio, ha creduto all’innocenza di Signori, hanno consentito a quest’ultimo di tenere duro sino a quando ha ottenuto giustizia.

Il 13 aprile scorso, Marco Bo ha raccontato su Tuttosport la kafkiana vicenda di cui l’ex attaccante è stato vittima: “Signori, il colpevole innocente”, così avevamo titolato la storia di un incubo. Ha confidato Brandi a Bo: «Non potrò mai scordare la luce negli occhi di Beppe quando il giudice lo ha assolto». Oggi il presidente della Figc compie un atto di giustizia, riparando a un macroscopico errore compiuto dall’ordinamento sportivo che, il 9 agosto 2011, incurante dell’inchiesta penale avviata da soli due mesi, sentenziò la colpevolezza di Signori comminandogli cinque anni di squalifica con preclusione da qualsiasi categoria o rango della federcalcio. La pena venne confermata il 26 aprile 2012. Nessuno potrà mai restituire a Signori i dieci anni peggiori della sua vita che cominciarono quel 1° giugno 2011, quando finì agli arresti domiciliari, revocati due settimane più tardi. Per non dire della carriera di opinionista intrapresa sui canali Rai, Mediaset e troncata dalle traversie giudiziarie. Ma ora, Beppe che aveva conseguito la qualifica di allenatore e direttore sportivo, può tornare a vivere nel suo mondo. A testa alta, lui che non l’ha mai abbassata

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