Conte: "Inter? Non mi piacciono le situazioni comode". E sul futuro...

Dopo l'addio ai nerazzurri, il tecnico leccese si racconta a Diletta Leotta: "Orgoglioso degli obiettivi raggiunti in due anni"
Conte: "Inter? Non mi piacciono le situazioni comode". E sul futuro...© www.imagephotoagency.it

ROMA - Uno scudetto riportato a Milano dopo 11 anni, poi l'addio: Antonio Conte si racconta nella nuova puntata di "Linea Diletta" su Dazn tra passato, presente e futuro."Penso di essere una persona che non si accontenta delle situazioni comode e di aver scelto la situazione più difficile", esordisce così l'ex tencico della Nazionale che si confessa provando a togliere qualche velo. "L'obiettivo, quando ho firmato per l'Inter, era un progetto triennale per riportare il club ad avere ambizione, a tornare a giocare per obiettivi importanti. Il fatto di esserci riuscito al secondo anno è stata una grande cosa". Una stagione travolgente che il tecnico leccese spiega così: "A livello di campionato il momento decisivo è stato quando abbiamo sorpassato il Milan. In quel momento devi reggere la pressione, perchè da cacciatore diventi lepre. E devi capire che da quel momento in poi tutto dipende dal tuo risultato. Non dipendi da niente e da nessuno ma sai che vincendo metti pressione su tutti. Poteva esserci un pò di ansia da primo posto in classifica. Invece noi abbiamo accelerato. E credo quello sia stato il momento decisivo perchè da lì in poi, chi era dietro ha faticato perchè vedeva che chi stava davanti continuava a vincere".

Conte: "Mi piacerebbe andare all'estero"

"Una cosa che mi riconoscono i calciatori è che è meglio una brutta verità che una bella bugia - prosegue Conte - su una brutta verità costruisci, anche se al momento il calciatore o la persona che lavora con te ci può rimanere male.Ma alla fine apprezza, perchè una brutta verità porta a un ragionamento, una riflessione e poi ad un miglioramento". Tanto l'orogoglio dell'ex tecnico nerazzurro nel ripercorrere una straordinaria stagione: "I ragazzi sono maturati. E' inevitabile che sono all'inizio. Per tantissimi è la prima volta ad aver vinto qualcosa di importante in carriera. Però, come dico sempre, quando inizi a vincere poi la vittoria ti deve entrare nel cervello. Dev'essere tua. E sai che per vincere a volte devi esasperare alcune situazioni. I ragazzi sono stati veramente bravi. Tutti loro stanno iniziando un percorso da vincenti. Non solo hanno vinto un campionato italiano, ma hanno vinto un campionato che per 9-10 anni aveva avuto solo una storia. E il fatto che abbiano realizzato questa impresa è un grande merito". Ora il futuro e anche qui Conte non si nasconde, pensando a dove si vedrà tra 5 cinque anni: "Mi piacerebbe fare delle esperienze all'estero. Mi piacerebbe andare in America".

Conte: "La cattiveria nasce dalle sconfitte"

Non poteva mancare un ricordo della sua carriera da giocatore: "Nella mia carriera, sia da calciatore che da allenatore, ho vinto tanto però ho perso anche tanto. Quando perdi alcune partite comunque dentro ti rimane una 'cattiveria' che ti porta a non voler più rivivere quel momento e a fare di tutto per cercare di trasferire anche questo ai calciatori che a volte hanno difficoltà a capire da dove arriva questa 'cattiveria'. Sicuramente deriva dalle cicatrici, che si sono rimarginate, ma diciamo che non ne vuoi altre, ecco". In chiusura una battuta sulla famiglia: "Parlare di papà mi emoziona sempre. Il mio primo presidente e allenatore. La mia famiglia è stata molto importante per me. Da ragazzino venivi buttato in strada. Mamma e papà dovevano lavorare. Prima c'era la strada che ti faceva crescere. Ma in strada ti dovevi difendere. Papà ha avuto un ruolo fondamentale assieme alla mamma nel mio percorso. Papà è sempre molto chiuso però so che è molto orgoglioso".

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