Infantino e la Superlega: "Il calcio resti di tutti"

Il presidente della Fifa a tutto campo durante la giornata-evento dedicata a Paolo Rossi: "Disuguaglianza e il nostro sport in mano a una élite: no!"
Infantino e la Superlega: "Il calcio resti di tutti"© EPA

INVIATO A ZURIGO - La Fifa ha incassato numerosi attestati di stima e grandi complimenti perché è arrivata lì dove, per esempio, il Pallone d’Oro ha mostrato una pesante lacuna: onorare a dovere la memoria di Paolo Rossi. Che non solo è stato uno dei grandissimi del calcio italiano, ma ha rappresentato un simbolo per generazioni. E anche un modello da esportare. Gianni Infantino era arrivato appositamente da Doha per essere presente, giovedì pomeriggio, alla giornata-evento in ricordo di Pablito organizzata dal Museo della Fifa a Zurigo. Grandi emozioni e momenti toccanti, ma anche l’occasione per il numero 1 della Fifa di dettare la linea dei prossimi mesi che saranno decisivi per lo sviluppo del calcio negli anni futuri in una fase molto delicata a livello globale.

Paolo Rossi, le parole di Infantino

Prima però l’attualità lascia spazio alle emozioni per Paolo Rossi, che Infantino ha raccontato così: «Paolo faceva parte della tua vita anche se non lo conoscevi. Per me è stato il calciatore italiano che ha avuto il più grande impatto sull’orgoglio di essere italiani. Con il suo sorriso, con la sua semplicità. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma anche per chi non ha avuto questo privilegio lui ha un significato speciale: ha incarnato i valori dell’amicizia, del rispetto, della rivincita, dell’essere parte della squadra. Non ha mai fatto pesare i suoi meriti in quel Mondiale. Ho un ricordo molto personale di quel Mundial, nel 1982: se mi consentite il parallelismo con eventi purtroppo di attualità, in quell’anno il virus del calcio è entrato in me e per quello non esiste vaccino... Avevo 12 anni, ricordo bene tutto: ci riunivamo in tanti davanti a un piccolo televisore, così ho visto la semifinale dell’Italia con il Brasile, una delle squadre più forti di tutti i tempi. Ricordo che volevamo comprare una bandiera dell’Italia per la finale con la Germania e, dalla Svizzera, eravamo andati a Domodossola per comprarla ma erano già tutte finite. Pensando a quei momenti penso a mio papà che non c’è più: lui mi ha trasmesso quella passione straordinaria che porto avanti ancora adesso. E sempre pensando a quei momenti mi viene in mente Paolo Rossi, mi viene in mente il suo sorriso».

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