Uefa, fai come lo Schalke 04

Uefa, fai come lo Schalke 04

Vi ricordate che cosa fece l’Uefa la sera dell’11 settembre 2001? Era un martedì. Nonostante la tragedia delle Torri Gemelle, la federcalcio europea ordinò che si giocassero lo stesso le partite della Champions League, fra queste Roma-Real Madrid e Galatasaray-Lazio. La Juve era a Porto, sarebbe dovuta andare in campo l’indomani, ma, in un soprassalto di dignità, Nyon rinviò tutti gli incontri. La criminale aggressione russa all’Ucraina ha indotto l’Uefa a cancellare San Pietroburgo, città natale di Putin, quale sede della finale di Champions League in programma il 28 maggio: oggi la riunione straordinaria del comitato esecutivo ufficializzerà la nuova sede della partita. Era il minimo che Ceferin potesse fare.

Tuttavia, questa azione deve naturalmente essere soltanto la prima che il calcio e tutto il mondo dello sport hanno il dovere di compiere per manifestare concreta solidarietà all’Ucraina sfruttando l’enorme cassa di risonanza mediatica di cui godono. A cominciare, per esempio, dalla revisione dei molto remunerativi rapporti che l’Uefa intrattiene con la russa Gazprom, principale fornitore di gas in Europa, supersponsor della Champions League e dell’Euro 2024 che all’organizzazione con sede in Svizzera ha versato circa 300 milioni di euro nell’ultimo decennio. Nelle stanze di Gazprom, ha scritto Luciano Mondellini, direttore di Calcio e Finanza, «nessuna decisione viene presa, nemmeno quelle più banali, senza l’assenso del Cremlino. Non a caso, nel 2019, Medvedev, vicepresidente di Gazprom, è diventato il presidente dello Zenit San Pietroburgo, la squadra tifata da Putin. Insomma, Gazprom è Putin e Putin è Gazprom». Si capisce perché oggi la posizione dell’Uefa sull’aggressione russa all’Ucraina dovrà essere forte e chiara, senza se e senza ma. Come ha fatto lo Schalke 04, seconda divisione tedesca, che ha tolto il marchio Gazprom dalle sue maglie, nonostante i russi siano munifici sponsor della società (si parla di 9 milioni di euro a stagione). La Bild, giornale e sito popolarissimi nella Repubblica federale, ha subito pubblicato l’immagine della divisa Schalke che vedete qui sotto, con l’eloquente scritta «Libertà per l’Ucraina» al posto del logo della multinazionale putiniana. Non incidentalmente, in queste stesse ore Matthias Warnig è uscito dal consiglio di sorveglianza del club: il dirigente è anche l’amministratore delegato del progetto Nord Stream 2, gasdotto fra Germania e Russia bloccato dal governo di Berlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Tutto si tiene.

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