Nasser Al-Khelaifi, presidente del Psg e dell'Associazione dei Club Europei, sarebbe tra i protagonisti di una torbida vicenda raccontata oggi dal quotidiano francese Libération. A un mese e mezzo dal calcio d'inizio del discusso Mondiale in Qatar, emergono ulteriori aspetti inquietanti relativi al Paese organizzatore. L'inchiesta ricostruisce una serie di avvenimenti a partire dai primi mesi del 2020, quando un uomo indicato con il nome di Tayeb B., un imprenditore franco-algerino fino a quel momento ben inserito nel tessuto politico e imprenditoriale qatariota, viene improvvisamente arrestato a Doha. Da quel momento comincia una dura detenzione che terminerà solamente a luglio - ma il suo ritorno in patria verrà consentito solo a settembre - dopo la firma di un accordo segreto tra gli avvocati di Tayeb B. e quelli di Al-Khelaifi e soprattutto, secondo quanto riferisce Libération, dopo la consegna di chiavi Usb e hard-disk da parte dell'uomo alle autorità qatariote.
Il contenuto delle chiavette
Attraverso i suoi avvocati, Tayeb B. ha fatto sapere a Libération che i documenti richiesti e ottenuti dalle autorità del Qatar riguarderebber tre argomenti: la controversa assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar e la possibile attività corruttiva dell'emirato e di Al Khelaifi; alcune operazioni che l'entourage di Al-Khelaifi avrebbe compiuto di nascosto; la vita privata dello stesso dirigente qatariota in quel di Parigi.
L'arresto e le torture
Una fonte di Libération ipotizza che Tayeb B, entrato in possesso di documenti privati relativi ad Al-Khelaifi - uomo di fiducia e amico d'infanzia dell'emiro Tamim Bin Hamad Al-Thani - possa aver tentato di monetizzare o trarre dei vantaggi. A gennaio 2020 l'arresto dell'imprenditore messo in atto da circa quindici agenti che si sono qualificati come membri delle forze di sicurezza del Qatar. L'uomo non sarebbe stato informato delle ragioni del suo arresto e gli agenti si sarebbero limitati a dire che «è per ordine dell'emiro». Dopo una perquisizione Tayeb B. sarebbe stato prima incappucciato e, successivamente, rinchiuso in una stanza di due metri quadri senza bagno e con la luce sempre accesa perché non dormisse. Bendato e ammanettato nei giorni successivi, sarebbe stato più volte condotto in una stanza nella quale lo avrebbero obbligato a stare in piedi e fermo per ore. A fronte di risposte soddisfacenti, a Tayeb B. sarebbe stato concesso il diritto di sedersi. Risposte confacenti alle aspettative dei suoi interlocutori avrebbero consentito a Tayeb B. di dormire prima quattro, poi sei ore a notte.