Telecamere dedicate, dialoghi in diretta e chiarezza: o il Var migliora o peggiora il calcio

È credibile un Var che non ha tutte le immagini? Urge una riflessione tecnologica sullo strumento che ha cambiato il calcio: si può considerare infallibile uno strumento con dei limiti tecnici?
Telecamere dedicate, dialoghi in diretta e chiarezza: o il Var migliora o peggiora il calcio© Getty Images

TORINO - Secondo Luca Marelli, ex arbitro e ora esperto per Dazn, il rigore negato al Barcellona nei minuti finali della sfida contro l'Inter non è stato assegnato perché l'unica immagine chiara (quella che circola furiosamente sui social, per intendersi) non era a disposizione del Var, che quindi non ha potuto constatare il chiaro e inequivocabile tocco di mano di Dumfries. È la seconda volta in poche settimane che commentiamo una situazione simile. L'undici settembre si era verificata una situazione simile durante Juventus-Salernitana, quando un clamoroso errore aveva portato all'ingiusto annullamento del gol di Milik, sempre nei minuti finali della gara. «Non c'erano le immagini utili a capire la situazione», si sono giustificati gli arbitri. Che potrebbe anche essere la stessa scusa con la quale verrà archiviata anche la questione Inter-Barcellona. In meno di un mese due partite sono state condizionate da un tipo di errore che, tutti avevano sempre assicurato, non si sarebbe mai più verificato grazie alla tecnologia del Var. Il che esige una riflessione: perché se si incrina il concetto di tecnologia infallibile si fanno dieci passi indietro, non uno solo. Ovvero: non si torna semplicemente all'epoca pre-Var in cui gli arbitri erano i soli a giudicare e quindi azzeccavano o sbagliavano la decisione senza interventi esterni. Ma si arriva in un nuovo scenario, ancora più pericoloso, quello in cui la tecnologia aumenta i dubbi dell'arbitro che ha uno strumento in più, ma non sa più se fidarsi e, quindi, è ancora più sballottato dall'incertezza. Insomma, si rischia che sia pure peggio di prima. Intendiamoci, il Var è uno strumento che ha ampiamente dimostrato la sua utilità e, almeno sui grandi numeri, ha migliorato il calcio. Indietro non si torna, ma il problema è andare avanti, migliorarlo e farlo prima che la situazione peggiori sul serio.

Chi è l'arbitro?


Il primo e fondamentale punto da stabilire in modo chiaro è: chi arbitra la partita. Il direttore di gara in campo o quello davanti al monitor? In questi primi anni di Var abbiamo troppo spesso assistito al secondo caso: l'uomo davanti alle tv dirige e quello sull'erba ratifica con il fischietto. Si vuole davvero un calcio governato da una regia televisiva, disumanizzato e privato dell'esperienza diretta di chi non solo vede le immagini, ma ascolta i rumori e percepisce la realtà delle cose da pochi metri? La risposta non è obbligatoriamente no, cioè si può anche pensare a un arbitraggio più tecnologico, ma allora si deve avere la certezza delle immagini, devono esserci telecamere sempre più potenti e numerose, la realtà del campo deve essere trasposta in regia senza perdere neanche un filo d'erba. E veniamo, dunque, a un altro argomento.

Telecamere


Il secondo punto da stabilire è l'uniformità e la precisione delle riprese televisive per avere la certezza che ogni episodio in ogni parte del campo possa essere giudicato in modo oggettivo. Invece di menarsela con il protocollo (che spiega in modo incomprensibile a una persona normale quando e come il Var può intervenire), ci si preoccupi di definire in modo tecnologicamente inappuntabile il numero e la disposizione delle telecamere affinché chi arbitra dietro il monitor abbia la certezza di vedere tutto e meglio di chiunque altro. Come è possibile che, un'ora dopo la partita, saltino fuori immagini che il Var non aveva? Dovrebbe essere il contrario se si vuole dare credibilità al sistema.

Trasparenza


Il terzo e fondamentale punto necessario a rafforzare la credibilità del Var e degli arbitri è la trasparenza nelle decisioni prese attraverso la immagini. Ovvero trasmettere il dialogo che avviene fra i direttori di gara, in modo da comprendere il processo decisionale che porta alla scelta finale. Sbagliare è umano e deve essere accettato da tutte le componenti del calcio (allenatori, giocatori, dirigenti, media e tifosi), ma una maggiore trasparenza aiuterebbe questa accettazione, oltre a chiarire aspetti regolamentari e rendere più comprensibile il regolamento e le sue pieghe più bizantine.

Il rischio


Se il mondo arbitrale non prende in seria considerazione questi tre punti, il rischio non è rappresentato dall'esposto del Barcellona all'Uefa o dalla rabbia del prossimo allenatore fregato da un errore del Var, ma che lo strumento che doveva rendere più solida la fiducia del pubblico e dei tifosi diventi paradossalmente il martello per demolirla ancora un po'.

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