Procuratore capo AIA arrestato: accusa di traffico internazionale di droga

Secondo le indagini della Dda, D'Onofrio è tra i 42 fermati che avrebbero introdotto in Lombardia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish tra il 2019 e il 2021. Trentalange ha annunciato le sue dimissioni
Procuratore capo AIA arrestato: accusa di traffico internazionale di droga© ANSA

Rosario D'Onofrio, procuratore capo dell'associazione italiana arbitri, è tra i 42 arrestati dalla Guardia di Finanza nell'operazione portata avanti dalla Dda di Milano per traffico internazionale di droga. Secondo le indagini la "banda", composta da italiani, albanesi e spagnoli, tra il 2019 e il 2021 avrebbe introdotto in Lombardia oltre sei tonnellate di marijuana e hashish. Durante l’operazione è stata sequestrata quasi mezza tonnellata di droga, più mille ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi.

I provvedimenti dell'Aia contro D'Onofrio

Grande stupore da parte dei vertici dell'Aia che, una volta appresa la notizia, hanno provveduto a prendere dei provvedimenti: il presidente Trentalange, infatti, avrebbe annunciato le dimissioni di D’Onofrio, senza entrare nel merito delle motivazioni. D’Onofrio era stato scelto per la guida della Procura arbitrale con la nuova gestione e lo scorso 28 ottobre era stato deferito dalla Procura Figc, guidata da Chinè, per la mancata apertura di un formale procedimento disciplinare dopo la denuncia dell’ex assistente di A Avalos che contestava l’attribuzione di diversi voti. Tra D’Onofrio e Avalos ci sarebbero stati alcuni contatti telefonici. Una vicenda che aveva destato qualche malumore nell’Aia, ma che per la Procura Figc non poteva non essere portata avanti. Lo stesso direttore di gara, nei giorni scorsi, era stato anche deferito alla Federcalcio per una questione legata a un'indagine su un assistente di Serie A.

La nota dell'Aia

L'Associazione Italiana Arbitri in una nota "prende atto con sorpresa e sgomento delle notizie diffuse a mezzo stampa relative all'arresto del Procuratore Rosario D'Onofrio. Ci teniamo a ricordare che per assumere la qualifica di arbitro, l'interessato deve dichiarare l'assenza di procedimenti penali nonché di condanne superiori a un anno per reati dolosi in giudicato. Ai sensi dell'articolo 42 del vigente Regolamento Aia gli iscritti devono rispettare le norme del Codice etico nonché astenersi dall'assumere atteggiamenti lesivi dell'immagine dell'Aia. L'articolo 42 infine impone l'immediata comunicazione al Presidente di Sezione di avvisi di garanzia, pendenze di procedimenti penali e misure restrittive della libertà personale". "Tutto ciò non è mai accaduto. Apprendiamo invece solo oggi dai mezzi d'informazione che il signor Rosario D'Onofrio sarebbe stato arrestato nel corso del 2020, non comunicando addirittura tale provvedimento restrittivo della libertà personale mentre già ricopriva l'incarico di componente della Commissione disciplinare nazionale", prosegue la nota inviata a LaPresse. "A seguito dell'elezione della nuova governance, avvenuta il 14 febbraio 2021, in continuità e in considerazione della sua lunga esperienza acquisita, è stato nominato Procuratore", spiega l'Aia. L'Associazione Italiana Arbitri "è stata quindi vittima ed indotta in errore con una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal Regolamento associativo. Un vero e proprio tradimento che ha creato un serio danno d'immagine a tutta l'AIA che, è bene ricordarlo, non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un'opera di verifica e controllo di quanto dichiarato dagli associati". "Un aspetto questo che dovrà essere oggetto di un'attenta valutazione e di eventuali nuove misure operative per non ritrovarsi in futuro in situazioni simili", conclude l'Aia.

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