Non solo Superlega: per Ceferin e la Uefa arriva una nuova grana

Anche l’Anversa all’attacco: il club belga contesta la norma che obbliga a inserire giocatori formati localmente
Non solo Superlega: per Ceferin e la Uefa arriva una nuova grana© EPA

TORINO - Non solo la Superlega. All’attacco dell’Uefa anche l’Anversa, club belga, non esattamente un colosso nel panorama calcistico europeo, eppure allineato alla nuova organizzazione che mira a rivoluzionare il calcio, contestando la democraticità di alcune norme vigenti. Lo scorso 15 novembre, la Corte di giustizia dell’Unione europea, Sezioni Riunite (15 giudici, configurazione utilizzata per casi di particolare importanza), ha ascoltato le parti nella causa “Royal Anversa contro Uefa e Federazione calcistica belga”. In particolare, il Royal Anversa ha dichiarato di essere aperto al dialogo con i promotori della Superlega, considerando il progetto è ormai aperto e meritocratico. Nel mirino del ricorso della società belga c’è la composizione delle liste prevista dai regolamenti Uefa. Se una squadra ne ha meno di otto in rosa formati localmente, il numero di giocatori che si possono inserire nella Lista A si riduce di conseguenza: (4 cresciuti nel club e altrettanti nella federazione). All’udienza del 15 novembre 2022, i giudici e il primo avvocato generale hanno rivolto domande alle parti, in particolare alla Uefa e alla Federcalcio belga. Più specificamente, rivolgendosi alla Uefa, la Corte ha messo in dubbio la pertinenza dell’espressione “giocatori formati localmente”, mentre, secondo il giudice relatore, si tratta piuttosto di una condizione di formazione “quasi nazionale”, poiché “formati localmente” significa in realtà formati in una determinata federazione nazionale, il che è a priori problematico dal punto di vista del diritto alla libera circolazione dei lavoratori. Un giocatore lussemburghese, residente in Lussemburgo, ma formatosi a Thionville sarà considerato “localmente” formato a Marsiglia, ma non a Dudelange... Il primo avvocato generale ha annunciato che presenterà le sue conclusioni il 9 marzo 2023. Jean-Louis Dupont e Martin Hissel, legali dell’Anversa, hanno dichiarato: «Riteniamo che questa udienza abbia permesso ai giudici della Corte di comprendere meglio come la Uefa sia un regolatore difettoso, il cui Dna consiste nel tenere divise le federazioni nazionali, e quindi in ultima analisi anche i club e i giocatori». In passato anche il club lussemburghese Swift Hesper ha citato l’Uefa e la Federazione «perchè bloccano l’emergere di campionati transfrontalieri e, di conseguenza, il mercato dei trasferimenti di giocatori».

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Laporta all’attacco

Intanto passano i giorni e cresce l’attesa. Man mano che trascorre il tempo, la clessidra vede sempre meno sabbia nell’ampolla alta e così si avvicina il verdetto della Corte di Giustizia Europea sulla querelle tra Superlega e Uefa, per capire se l’organismo internazionale ha una situazione di monopolio oppure no. In realtà saranno due i momenti in cui si capirà come stanno le cose secondo i massimi giudici europei. Tra il 15 e il 18 dicembre, ovvero nel giro di un mese, si esprimerà l’Avvocato Generale con un parere che, pur non essendo vincolante per la Corte, avrà un suo peso per il collegio giudicante la cui sentenza è calendarizzata per i primi mesi del 2023, verosimilmente marzo. Intanto proprio sul potenziale della Superlega si è espresso il presidente del Barcellona, Joan Laporta, ai microfoni di Rac1: «C’è un bonus di 1.000 milioni di euro che i club fondatori devono distribuire tra loro il primo anno. Se vincessimo la competizione, incasseremmo circa 350 milioni in più e questa cifra è molto più alta di quanto si riceve per vincere la Champions League. La Superlega è una competizione con enormi potenzialità. La risoluzione della Corte di Giustizia dell’Unione europea arriverà a marzo e spero che sia d’accordo con noi». Al momento sono rimasti tre i club che puntano sulla riuscita della Superlega, oltre ai cartalani anche il Real Madrid e la Juventus. Intanto si è registrato il primo incontro a Nyon tra Bernd Reichart, ad della A22, la società che sta curando lo sviluppo del torneo alternativo e Aleksandr Ceferin, presidente dell’Uefa. Di fatto non si sono registrati passi sifnificativi di avvicinamento anche se l’Uefa ha garantito che non ci saranno sanzioni per chi proverà a promuovere la Superlega. Una scelta anche politica, proprio per offrire ai futuri giudici della Corte europea un’immagine meno autocratica. Del resto le minacce di durissime sanzioni ai club che avevano aderito nell’aprile del 2021 alla nascita della Superlega avevano consigliato alla stragrande maggioranza delle società di fare marcia indietro.

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TORINO - Non solo la Superlega. All’attacco dell’Uefa anche l’Anversa, club belga, non esattamente un colosso nel panorama calcistico europeo, eppure allineato alla nuova organizzazione che mira a rivoluzionare il calcio, contestando la democraticità di alcune norme vigenti. Lo scorso 15 novembre, la Corte di giustizia dell’Unione europea, Sezioni Riunite (15 giudici, configurazione utilizzata per casi di particolare importanza), ha ascoltato le parti nella causa “Royal Anversa contro Uefa e Federazione calcistica belga”. In particolare, il Royal Anversa ha dichiarato di essere aperto al dialogo con i promotori della Superlega, considerando il progetto è ormai aperto e meritocratico. Nel mirino del ricorso della società belga c’è la composizione delle liste prevista dai regolamenti Uefa. Se una squadra ne ha meno di otto in rosa formati localmente, il numero di giocatori che si possono inserire nella Lista A si riduce di conseguenza: (4 cresciuti nel club e altrettanti nella federazione). All’udienza del 15 novembre 2022, i giudici e il primo avvocato generale hanno rivolto domande alle parti, in particolare alla Uefa e alla Federcalcio belga. Più specificamente, rivolgendosi alla Uefa, la Corte ha messo in dubbio la pertinenza dell’espressione “giocatori formati localmente”, mentre, secondo il giudice relatore, si tratta piuttosto di una condizione di formazione “quasi nazionale”, poiché “formati localmente” significa in realtà formati in una determinata federazione nazionale, il che è a priori problematico dal punto di vista del diritto alla libera circolazione dei lavoratori. Un giocatore lussemburghese, residente in Lussemburgo, ma formatosi a Thionville sarà considerato “localmente” formato a Marsiglia, ma non a Dudelange... Il primo avvocato generale ha annunciato che presenterà le sue conclusioni il 9 marzo 2023. Jean-Louis Dupont e Martin Hissel, legali dell’Anversa, hanno dichiarato: «Riteniamo che questa udienza abbia permesso ai giudici della Corte di comprendere meglio come la Uefa sia un regolatore difettoso, il cui Dna consiste nel tenere divise le federazioni nazionali, e quindi in ultima analisi anche i club e i giocatori». In passato anche il club lussemburghese Swift Hesper ha citato l’Uefa e la Federazione «perchè bloccano l’emergere di campionati transfrontalieri e, di conseguenza, il mercato dei trasferimenti di giocatori».

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