Superlega, Reichart e gli incontri politici a Bruxelles

Il nuovo ad della A22 tesse la trama del progetto negli ambienti europei, aspettando la pronuncia degli organi di giustizia: cosa sta succedendo

Il partito della nuova Superlega conta un nuovo membro: è olandese, è parlamentare europeo, si chiama Toine Manders e ieri ha incontrato Bernd Reichart, l’amministratore delegato della A22, l’agenzia che potrebbe in futuro organizzare una nuova competizione in Europa. «Sono contrario a un campionato chiuso per i ricchi, ma faccio il tifo per un campionato europeo aperto: grande incontro con Bernd Reichart. I club dell’UE devono giocare nelle loro competizioni nazionali durante i fine settimana; nei turni infrasettimanali nella lega europea. Salviamo il calcio europeo e costruiamo l’identità dell’Unione Europea!». ha postato ieri il politico. E dietro i 280 caratteri del tweet c’è un chiaro riferimento al cambio di formato della Superlega, che oggi propone una formula aperta con retrocessioni e promozioni.

Come ha ribadito lo stesso Reichart al quotidiano catalano Sport: «L’intenzione è quella di creare una competizione molto attrattiva sotto tutti gli aspetti, anche economicamente. Vogliamo un miglioramento delle competizioni europee durante la settimana che siano complementari ai campionati nazionali che si giocheranno nel weekend. Dobbiamo aspettare la decisione in Lussemburgo e poi le cose inizieranno a definirsi». Prosegue, dunque, con discreto successo il lavoro di lobby di Reichart che con la strategia del confronto sta tessendo una rete di informazione, non necessariamente di consensi, per disegnare una nuova immagine al progetto di Superlega, smontando i luoghi comuni che l’hanno accompagnata nell’ultimo anno e mezzo. Non è un caso, infatti, che i colloqui di Reichart includano politici di Bruxelles: fino a qualche tempo fa, la politica europea sembrava essere contraria al progetto, spalleggiando l’Uefa. Non basta un singolo parlamentare per cambiare l’orientamento, ma è significativo che stia passando anche in quell’ambiente il nuovo concetto di torneo e l’idea che nascerà da un confronto con tutte le parti chiamate a esprimere il loro parere.

Tutto mentre presso la Corte di Giustizia Europea si aggiungono casi riguardanti la gestione del calcio europeo da parte dell’Uefa. Si è svolta martedì l’audizione che ha riguardato il nodo delle liste, posto dall’Anversa. In sostanza, il club belga sottolinea come l’obbligo, imposto dai regolamenti Uefa, di inserire almeno 8 giocatori “formati a livello locale” sia, de facto, una limitazione alla libera circolazione dei lavoratori e violi l’equità, perché un Paese piccolo avrà un bacino inferiore a un Paese più popoloso. Quest’estate era stato lo Swift Hesperance, società lussemburghese, a riscontrare un limite all’impresa nelle regole Uefa che vietano la creazione di un campionato transnazionale nel Benelux, che gioverebbe ai club, ampliando la platea televisiva e commerciale.

Insomma, il luogo comune spesso usato contro la Superlega (i club ricchi attaccano l’Uefa, che difende i club più piccoli e poveri) viene smontato a botte di ricorsi. C’è una strategia concentrica che lentamente si chiude, mentre si assottiglia il conto alla rovescia per il pronunciamento della CDGE. A metà dicembre si esprimerà l’avvocatura (parere non vincolante, ma spesso indicativo dell’aria che tira), a marzo la Corte. Nel frattempo il lavoro diplomatico di Reichart continua.

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