La Superlega e le ombre del Qatar sull’Europa

La Corte di Giustizia Europea è chiamata a decidere in un clima politico arroventato dalle polemiche

Cosa c’entra la presunta corruzione di alcuni membri del Parlamento Europeo con la Superlega? Diciamo che i punti di contatto sono tre: il calcio, il Qatar e Margaritis Schinas. E, soprattutto, può incidere il caso delle tangenti qatariote ai politici dell’Unione sulla decisione della Corte di Giustizia Europea? Diciamo che è un fattore, anche se solo per questioni di opportunità e immagine, visto che concretamente è ancora da dimostrare la corruzione dei politici indagati (anche se, sì, un sacco con 600 mila euro in contanti è una prova di un certo peso) e visto che nessun membro dell’Uefa è coinvolto in questa vicenda.

Tuttavia, le notizie degli ultimi giorni, con i blitz e i sequestri di denaro, meritano di essere inquadrati anche dal punto di vista calcistico. Se non altro perché il calcio c’entra eccome: secondo le tesi degli inquirenti, infatti, il Qatar avrebbe allestito una rete di corruzione che ha coinvolto politici, dirigenti e funzionari di Bruxelles. Questi ultimi, in cambio di ingenti somme di denaro e regali, avrebbero dovuto condizionare le posizioni dell’Unione Europea indirizzandole verso giudizi più benevoli e decisioni favorevoli al Qatar, stesso. Anche e soprattutto sul Mondiale, finito nella bufera politica per le note vicende dei diritti negati ai lavoratori e delle gravi carenze sul fronte dei diritti umani. I politici coinvolti, infatti, avevano recentemente espresso pubblicamente, anche attraverso i social network, pareri molto positivi sul Qatar, invitando a non boicottare la manifestazione. Insomma, sempre secondo gli inqurenti, il Qatar si era comprato le loro opinioni e le loro decisioni. Intanto, lo svolgimento della Coppa del Mondo ha presentato non poche criticità sulla libertà di esprimere le proprio idee sui diritti umani, rivelandosi uno spot politicamente molto controverso per la Fifa. La massima istituzione si è barcamenata fra le richieste occidentali e l’obbedienza alla linea del Paese ospitante, pendendo tendenzialmente per quest’ultima. E il tutto si aggiunge all’opacità che aveva accompagnato anche l’assegnazione del Mondiale.

È questo il calcio del popolo che si oppone alla Superlega? Un calcio che, secondo le stime di Amnesty e altre organizzazioni, ha richiesto la vita di oltre seimila operai?

È una possibilità che la Corte di Giustizia Europea, che è chiamata a esprimersi sia sulla Fifa che sulla Uefa, tenga presente tutto questo, sotto il profilo morale. Se non altro perché proprio chi avversa la Superlega ha sempre posto la questione morale come uno dei punti principali della propria battaglia, appoggiata in modo energico anche dalla Commissione Europea, per il momento solo sfiorata dallo scandalo delle presunte tangenti qatariote, ma comunque nel pieno della tempesta. Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, per esempio, si è rifiutata di rispondere alle domande sulle relazioni con il Qatar del suo vicepresidente, il greco Margaritis Schinas. Relazioni testimoniate da numerosi post sui suoi social network e dalla presenza di Schinas all’inaugurazione del Mondiale stesso. Schinas è vicepresidente della Commissione europea per la promozione dello stile di vita europeo ed è uno degli alleati politici di Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa, tant’è che si è sempre espresso in modo estremamente negativo nei confronti della Superlega (così come la Commissione che si è presentata davanti alla Corte di Giustizia per parlare contro la Superlega stessa) e ha rinnovato l’accordo di cooperazione fra la Commissione e l’Uefa, suggellato proprio con Ceferin il 6 ottobre scorso. A questo punto la domanda potrebbe essere: esiste un filo che collega gli avversari politici della Superlega e il Qatar? La risposta è no, è un’ipotesi non dimostrabile.

Una cosa è certa: la Corte di Giustizia Europea che si esprimerà a marzo (ma giovedì avremo già il parere dell’avvocato generale) è di fronte a una decisione epocale per il calcio e, di sicuro, anche a una decisione fortemente politica. Una decisione che inevitabilmente verrà presa in un clima tempestoso per la politica europea, finita in uno scandalo che, curiosamente, fa sponda sul calcio e sulle sue massime istituzioni. Quelle stesse istituzioni che, l’11 e il 12 luglio, davanti ai giudici che si dovranno esprimere sul loro presunto monopolio e sull’abuso di posizione dominante, si erano presentate compatte (insieme alla Commissione Europea) a difendere lo status quo e il potere, molto ampio, che amministrano da molti decenni. Gli esperti dicono che la Corte si isola in decisioni sempre molto tecniche (conteranno molto di più gli articoli 101 e 102 dei trattati di Roma, insomma), anche se intorno potrebbe crescere la confusione.

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