Milan e Inter, abbattere il Meazza per finanziare lo stadio: ne vale la pena?

Mentre Vittorio Sgarbi ha annunciato l’avvio dell’iter per legare l'impianto di San Siro a un vincolo di tutela storico relazionale per il suo valore simbolico, ieri il sindaco ha sottolineato come «non ci siano più parole da spendere. C’è da agire»

Mentre Vittorio Sgarbi ha annunciato l’avvio dell’iter per legare il Meazza a un vincolo di tutela storico relazionale per il suo valore simbolico, ieri il sindaco Beppe Sala - trovandosi alleato con Matteo Salvini (!) - ha sottolineato come «non ci siano più parole da spendere. C’è da agire». In pratica va presa una decisione sul nuovo stadio, considerato che l’Inter e soprattutto il Milan non possono né vogliono più aspettare. Gerry Cardinale, fresco proprietario del club rossonero, ha visitato pure le aree ex Falck a Sesto San Giovanni e valuta l’opzione San Donato (il Milan - nel caso in cui deragliasse l’idea di un San Siro bis - è pronto ad andare da solo); mentre Sala - che originariamente preferiva la ristrutturazione del Meazza - ora è terrorizzato dall’idea di dover gestire, ipse dixit, un “guscio vuoto”, con relativo aggravio dei conti comunali. Il tutto al netto degli abboccamenti, per ora vaghi, arrivati da una società specializzata nell’organizzare eventi che si potrebbe accollare l’impianto, costi compresi. Visto il quadro, il rischio, molto concreto, è quello di fare confusione sull’essenza del problema. La questione non è il nuovo stadio che vogliono legittimamente costruire i club, ma se sia giusto demolire il Meazza per edificare un nuovo distretto dello sport (1,3 miliardi il costo del “pacchetto”) con hotel, centro commerciale e uffici. In linea teorica, nell’area potrebbero coesistere due stadi (è il “lodo” La Russa) però, ça va sans dire, questa soluzione non permetterebbe ai club di rientrare dai costi del maxi-investimento. Quasi superfluo pure sottolineare come Milan e Inter siano arroccati sulle loro posizioni perché un conto è edificare un distretto nuovo di zecca in un’area tanto remunerativa, un altro è farlo in una zona alle porte della città. Per questo puntano a San Siro e il dibattito, più che sullo stadio, dovrebbe concentrarsi su quanto verrà costruito intorno. E allora torna la domanda di sempre: è giusto demolire il Meazza in nome di una maxi-operazione immobiliare?

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