Addio a Pelé: O Rey morto a 82 anni

Al tre volte campione del mondo e icona del calcio brasiliano era stato diagnosticato un cancro al colon a settembre 2021

Pelé ci ha lasciato. Lo ricorderemo salire in cielo, sospeso in aria per un numero indefinito di secondi, e colpire di testa allo stadio Azteca di Città del Messico: quel gol di Pelé nella finale dei Mondiali del 1970 - Brasile-Italia - rimarrà un'immagine indelebile per ogni appassionato di calcio, una sintesi perfetta dell'estetica e dell'efficacia calcistica, un prodigio assoluto di fronte al quale si può solo applaudire. Anche se si sta per perdere per 4-1 una finale di Coppa del Mondo (allora ancora Coppa Rimet). Quel 21 giugno 1970 il suo gol aprì le marcature della gara che gli assegnò un record che continua a mantenere (e manterrà ancora a lungo): il terzo Mondiale vinto in carriera, impresa mai più ripetuta da nessuno.

Scorrere la lista dei trofei vinti, dei gol segnati e dei record individuali potrebbe anche bastare per rendere l'idea della grandezza del calciatore, fuoriclasse assoluto, ma per coglierne il valore profondo - ciò che rappresenta Pelé per il popolo brasiliano - forse no: è l'idolo assoluto di un Paese per cui il calcio è molto più di un gioco, il più grande calciatore di tutti i tempi per i brasiliani. Un tentativo lo si può fare per mezzo delle parole di Tite, ct del Brasile agli ultimi due Mondiali: "Voglio parlarvi dei miei sentimenti  e dell'unica persona che mi ha fatto tremare, per l'emozione, quando l'ho incontrato e mi sono complimentato con lui. "È successo al sorteggio dei Mondiali del 2018. Io ero concentrato su quanto era appena accaduto quando mi hanno detto 'vai ad abbracciare Pelé' . Allora mi sono alzato e ho cominciato a tremare, mentre le mani mi sudavano. Ho pensato 'mamma mia, ho l'occasione di salutare l'eccellenza del genere umano...'".

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La carriera di Pelé

Dopo un'infanzia non certo agiata, Edson Arantes do Nascimento iniziò a giocare nel Bauru all'età di 12 anni, dove a notarlo fu Waldemar de Brito, ex nazionale brasiliano degli anni trenta e quaranta, che all'età di 15 anni lo convinse a fare un provino per il Santos. Il nomignolo Pelé gli fu dato per farlo arrabbiare, poiché pronunciava "Pilé" il nome del portiere Bilé. Pelé ha vestito la maglia di due soli club: quella del suo Santos dal 1957 al 1974 (660 partite giocate e 643 gol segnati) e quella dei New York Cosmos dal 1975 al 1977 (64 presenze e 37 reti). Per sei volte ha vinto il campionato brasiliano, dieci quello paulista, cinque la coppa del Brasile. Due i trionfi in Libertadores, ai quali ha fatto seguito la vittoria della Coppa Intercontinentale (1962 e 1963). Con la nazionale brasiliana ha accumulato 92 presenze (77 i gol segnati con la maglia verdeoro), mentre si è già accennato ai tre Mondiali vinti (1958, 1962, 1970). Uno dei suoi gol più radicati nell'immaginario collettivo non compare su nessun almanacco: è la rovesciata in "Fuga per la vittoria", pellicola americana del 1981 in cui interpreta il personaggio di Luis Fernandez, tra i prigionieri Alleati che sfideranno una selezione tedesca.

La scomparsa

Pelé è morto a San Paolo dopo un ricovero per un’infezione respiratoria in seguito al contagio da Covid, e per una rivalutazione delle sue cure oncologiche: Pelé aveva infatti un cancro al colon, che gli era stato diagnosticato nel settembre 2021. Le sue condizioni sono peggiorate con il passare dei giorni fino alla tragica notizia.

 

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Pelé ci ha lasciato. Lo ricorderemo salire in cielo, sospeso in aria per un numero indefinito di secondi, e colpire di testa allo stadio Azteca di Città del Messico: quel gol di Pelé nella finale dei Mondiali del 1970 - Brasile-Italia - rimarrà un'immagine indelebile per ogni appassionato di calcio, una sintesi perfetta dell'estetica e dell'efficacia calcistica, un prodigio assoluto di fronte al quale si può solo applaudire. Anche se si sta per perdere per 4-1 una finale di Coppa del Mondo (allora ancora Coppa Rimet). Quel 21 giugno 1970 il suo gol aprì le marcature della gara che gli assegnò un record che continua a mantenere (e manterrà ancora a lungo): il terzo Mondiale vinto in carriera, impresa mai più ripetuta da nessuno.

Scorrere la lista dei trofei vinti, dei gol segnati e dei record individuali potrebbe anche bastare per rendere l'idea della grandezza del calciatore, fuoriclasse assoluto, ma per coglierne il valore profondo - ciò che rappresenta Pelé per il popolo brasiliano - forse no: è l'idolo assoluto di un Paese per cui il calcio è molto più di un gioco, il più grande calciatore di tutti i tempi per i brasiliani. Un tentativo lo si può fare per mezzo delle parole di Tite, ct del Brasile agli ultimi due Mondiali: "Voglio parlarvi dei miei sentimenti  e dell'unica persona che mi ha fatto tremare, per l'emozione, quando l'ho incontrato e mi sono complimentato con lui. "È successo al sorteggio dei Mondiali del 2018. Io ero concentrato su quanto era appena accaduto quando mi hanno detto 'vai ad abbracciare Pelé' . Allora mi sono alzato e ho cominciato a tremare, mentre le mani mi sudavano. Ho pensato 'mamma mia, ho l'occasione di salutare l'eccellenza del genere umano...'".

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