Caso ultrà, ma davvero si vuole risolvere il problema?

Caso ultrà, ma davvero si vuole risolvere il problema?

Tutto quello che è stato detto sugli ultrà nelle ultime quarantotto ore e verrà detto nelle prossime, diciamo, settantadue (poi la cosa passerà di moda) è perfettamente inutile. Parole che i fatti degli ultimi trent’anni hanno completamente svuotato, raschiando fino all’ultima traccia di verità e concretezza.

C’è un’unica città dove il problema degli ultrà violenti e delinquenti (da distinguere rispetto a chi ha una vera e autentica passione) è stato affrontato e questa è Torino, dove la magistratura ha indagato, una società - la Juventus - ha collaborato alle indagini, c’è stato un processo, ci sono state delle condanne, molti gruppi sono stati sciolti e gli ultrà sono sostanzialmente scomparsi dall’Allianz Stadium. Risultato? La Juventus da due stagioni non ha più tifo organizzato e in casa gioca in un ambiente tiepidino che, talvolta, è forse costato qualche punto e qualche qualificazione, oltre a togliere fascino all’esperienza della partita. La soluzione del problema, dunque, non è stata gratuita. C’è stato uno sforzo investigativo, con conseguente fango gettato sulla Juventus, che ironia della sorte era parte lesa. C’è stato, quindi, un prezzo da pagare.

C’è davvero chi pensa che un’azione seria della magistratura in altre città non possa ottenere lo stesso risultato senza bisogno di leggi speciali? C’è davvero chi pensa che le società di calcio siano pronte a collaborare, denunciare, mettersi in gioco per separare i veri tifosi dai delinquenti (a cui magari regalano biglietti)? C’è davvero chi pensa che i politici di qualsiasi colore (alcuni dei quali si fanno fotografare con i capi ultrà) abbiano un reale intenzione di risolvere la questione? Chi pensa tutto ciò, allora ascolti con attenzione le parole di questi giorni; gli altri risparmino il loro tempo.

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