Superlega, Reichart: “Ecco il nuovo format. Champions? Troppe partite inutili”

"Basta minacce dalla Uefa, i club devono essere padroni del loro destino", le parole del manager tedesco
Superlega, Reichart: “Ecco il nuovo format. Champions? Troppe partite inutili”

"Il formato non prevede membri permanenti, non sarà più una competizione elitaria chiusa, ma aperta e basata sul merito. Sarà gestita dai club e compatibile con i campionati nazionali". È quanto afferma Bernd Reichart, Ceo di 'A22 Sports Management', la società che si occupa dell'organizzazione della Superlega, in un'intervista rilasciata a L'Equipe: "Ci sarà un rigido fair-play finanziario. Oggi troppi pochi club generano profitto, la maggior parte di essi si indebitano e rischiano di scomparire, altri invece rinunciano proprio agli investimenti. Le società non potranno dedicare più del 55% del loro budget agli stipendi e vogliamo anche vietare sponsorizzazioni 'gonfiate'. Non è possibile spendere più di quanto si genera. Il calcio sta perdendo attrattività e potere economico, molte società condividono questa preoccupazione e stanno discutendo con noi per risolvere i problemi".

Reichart, l'attacco alla Uefa

"Il sistema attuale e la nuova Champions League non sono adatte. Ci sono troppe partite inutili, pochi big match tra squadre forti e la competizione entra nel vivo soltanto nel mese di febbraio. Vogliamo avere il diritto di portare proposte senza avere la minaccia di essere sanzionati. La Uefa è resistente ad ogni tipo di cambiamento perché vive bene così, senza concorrenza, senza rischi imprenditoriali ed esercitando un'influenza significativa. È un monopolio che dura da 45 anni. Questa però è discriminazione, l'autorizzazione di lanciare un nuovo campionato deve essere approvata da un soggetto terzo, perché dobbiamo dipendere da un'organizzazione svizzera? Chiediamo che i club recuperino la loro sovranità e che siano padroni del loro destino. Ci sembra ingiusto che le società si prendano enormi rischi dal punto di vista economico e poi non abbiano potere decisionale", conclude Reichart.

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