E ora Gravina è preoccupato: «Se calano i diritti tv è un danno irreparabile»

Il presidente della Figc lancia l'allarme per il rischio di impoverimento della Serie A. E certo la disaffezione dei tifosi juventini verso il sistema non aiuta. Soprattutto in uno scenario in cui tutti temono la Superlega mentre la Premier si pappa tutta la torta
E ora Gravina è preoccupato: «Se calano i diritti tv è un danno irreparabile»© ANSA

TORINO - «La situazione del valore dei nostri diritti tv ci preoccupa molto, visto che la Serie A è la locomotiva del nostro movimento anche perché genera attraverso la mutualità. Se dovessero scendere in maniera importante si registrerebbe un danno irreparabile per tutto il settore calcistico italiano». Gabriele Gravina, durante un suo intervento all'Università Bocconi, lancia l'allarme e ha ragione, perché intorno alla vendita dei diritti tv del periodo 2024-2027 (o 2029 se fosse un quinquennio) non tira aria di maxi-offerte (anzi...) ed è assai indicativa la solerzia con quale Claudio Lotito stia facendo di tutto per prorogare il contratto attuale con Dazn.

Otto milioni di delusi

Certo, i problemi della Juventus non aiutano, perché se la Serie A è la locomotiva della calcio italiano, il club bianconero lo è della Serie A e i suoi tifosi non hanno ancora ben capito perché, per una pratica ampiamente e storicamente diffusa come quella delle plusvalenze, l'unica a essere punita, anzi bastonata con 15 punti di penalizzazione, sia stata esclusivamente la Juventus. Come si può tenere vivo l'interesse degli otto milioni di tifosi bianconeri verso un calcio in cui è consentita una disparità di giudizio così paradossale da punire un solo imputato per un reato che si può commettere solo in due e per il quale non c'è un norma? Per carità, nella giustizia sportiva si può fare tutto (ci è stato spiegato da esimi giuristi), poi però non ci si può stupire se tra gli effetti collaterali c'è un po' di distacco.

Super risposte per super problemi


Gravina, in modo onesto e coerente con il suo ruolo, se l'è anche presa con l'idea di Superlega, definendola «una risposta sbagliata ad un problema che c’è ed è concreto, che riguarda la sostenibilità del business calcistico ad alti livelli». Tuttavia, vale la pena notare come la Superlega sia un concetto astratto (e probabilmente destinato alla bocciatira della Corte di Giustizia, come fa notare lo stesso Gravina), mentre la Premier League e la Champions League sono due realtà, concretamente dannose per la Serie A. Lo ha spiegato l'ad della stessa Serie A, De Siervo, dicendo che sono quelle due competizioni le vere avversarie commerciali del nostro campionato, visto che tendono a papparsi sempre più risorse e laciano le briciole alle altre leghe nazionali. Insomma, se la Superlega è la risposta sbagliata, quale può essere quella giusta per fronteggiare lo straripante potere economico del campionato inglese (che guadagna il quintuplo del nostro) e una Champions che con il nuovo formato occuperà più spazio, succhierà più soldi a tutti e li ridistribuirà a pochi? Forse la riforma dei campionati che stiamo aspettando, invano, da almeno un decennio? O la costruzione di nuovi stadi? Già, chissà cosa vedremo prima: un'organizzazione più logica dei nostri tornei o impianti più moderni? La velocità forse non è vertiginosa, ma la corsa è emozionante.

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