Le coppe europee entrano nella loro fase più elettrizzante, i tabelloni dei quarti sono mappe per esplorare il destino con quelle ramificazioni sulle quali si arrampicano i sogni di milioni di tifosi. Il popolo del calcio vive per queste emozioni, ignaro che il «calcio del popolo» sia il campo di battaglia per una lotta geopolitica. E proprio una delle protagoniste dei quarti di finale di Europa League è uno dei punti più caldi di questa sfida: il Manchester United. Sono giorni decisivi per chiudere la cessione di uno dei club più famosi del mondo e l’offerta dello sceicco qatarino Jassim Al-Thani sembra poter vincere la volata su quella angloamericana di Jim Ratcliff e, magnate del petrolchimico affiancato da fondi Usa. Non è un duello fra cattivi e buoni (forse perché è difficile trovare i buoni, ma questa è un’altra storia), ma sarebbe bene porsi due dubbi. Primo: è vero che faranno di tutto per dimostrare che Al-Thani non c’entra con Nasser Al Khelaifi del Psg, ma il fatto che siano direttamente o indirettamente spalleggiati dal fondo sovrano del Qatar è difficile da negare e questo mette sul piatto un problema di multiproprietà nelle competizioni europee, ovvero due squadre che hanno alte probabilità di essere nella stessa competizione e hanno la stessa proprietà. Ci piace questo? All’Uefa - per la cronaca - non dispiace, per lo meno si deduce questo dall’intervista che, con singolare tempismo, Ceferin ha concesso all’ex stella dello United Gary Neville, nella quale ha affermato di non vederci niente di male o controproducente nel possedere due club che possono affrontarsi nella stessa competizione. D’altra parte, e veniamo al secondo dubbio da porsi, la famosa battaglia geopolitica per il controllo del calcio si sta combattendo fra il mondo della penisola araba (Arabia, Emirati e Qatar) e quello della finanza americana vede le istituzioni pendere dalla parte degli arabi.
