Giraudo, Agnelli e un sistema da riformare: lo sport cambia e la giustizia?

La famosa “specificità dello sport” potrebbe finire in autunno: norme e regole del giusto processo vengono spesso disattese

Il tema è vecchio, ma in autunno verrà affrontato in modo nuovo e sotto accusa potrebbe finire la famosa “specificità dello sport”, che garantisce un’autonomia totale alla giustizia sportiva, spesso molto disinvolta nello sfruttarla con le ste sentenze creative. I sostenitori dell’ordinamento sportivo diranno: se vuoi partecipare alle competizioni della Federazione (o dell’Uefa), devi accettare queste regole, lo sai fin dall’inizio, esattamente come quando ti iscrivi a un circolo e sottoscrivi un regolamento interno.

È tutto perfettamente lecito e, addirittura, avallato da un pronunciamento della Corte Costituzionale che, nell’autonomia dell’ordinamento sportivo, non ci ha visto niente di incostituzionale. Ma, quello che viene talvolta omesso da chi difende l’ordinamento sportivo, è che fra le norme federali c’è la piena accettazione dei principi e delle regole del giusto processo.

Uefa, boomerang Juve: come il caso Superlega può ritorcersi contro Ceferin

Lo sport è cambiato, giustizia sportiva come il far west

Norme e regole che spesso vengono disattese, utilizzando “prove” che prove ancora non sono (intercettazioni non ancora passate al vaglio di un giudice, usate senza un contraddittorio in aula, per esempio), violando il diritto di difesa (per esempio negando documenti che sono citati nelle carte del processo), appoggiandosi su un codice che mette pochissimi paletti alla discrezionalità di un giudice. Ora, tutto questo andava molto bene nei circoli sportivi dei primi del Novecento, quando tutto era dilettantistico e gentiluomini molto british si sfidavano giocando in camicia e, talvolta, cravatta. Lo sport, il calcio in particolare, è profondamente cambiato: sposta miliardi di euro (in Italia il calcio è un’industria che produce fra gli 8 e i 10 miliardi di introiti, indotto incluso) e coinvolge emotivamente milioni di persone. L’idea che possa essere regolato da norme vaghe come la «slealtà sportiva» e da processi che, al di là della loro velocità o lentezza, non prevedono le garanzie minime degli accusati è qualcosa che stride con la modernità. La giustizia sportiva non può più essere il far west: dove per colpire i banditi (che indubbiamente ci sono), c’è uno sceriffo con la stella e senza codice di procedura penale. il calcio iperprofessionistico merita una giustizia vera, coerente e credibile. Altrimenti sarà sempre un esercizio di potere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...