© ANSALa Figc è sotto l’attacco della politica. Se ne chiedono il commissariamento o le dimissioni del presidente. Spallate che strumentalizzano il caso scommesse a pochi mesi dalle elezioni federali, perché evidentemente anche la Federcalcio ha un peso nei giochi di potere. Il fatto è che il caso scommesse è un argomento debole per attaccare la Figc e il suo presidente, che ha certamente delle responsabilità nella crisi del nostro calcio (prima fra tutte le mancate riforme), ma sul pasticciaccio dei giocatori ludopatici non ha colpe e sta agendo con saggezza (interessante, per esempio, la via del recupero etico e morale di Fagioli).
L'autonomia dello sport dalla politica è sacra
Ma il nocciolo della questione l’ha centrato il presidente del Coni Giovanni Malagò: "La politica si occupi di sport, non occupi lo sport". Sembra uno slogan, ma sintetizza bene la situazione e lo scenario. La ludopatia, che i potenti riflettori del calcio stanno illuminando in queste settimane, è un problema sociale, non specifico della Figc, e forse andrebbe affrontato seriamente dalla politica, a ogni livello: dal pensionato che si brucia la pensione al calciatore che si mette nei guai. È vero, non sempre lo sport sa gestire bene la sua autonomia, ma appaltarla alla politica non appare come la soluzione ideale, intanto perché la politica stessa non ha dato impeccabili dimostrazioni di buone gestioni e poi perché, dal Cio alla Fifa, l’autonomia dello sport dalla politica è sacra, per molti buoni motivi.
