"Grazie per averlo amato così tanto". Riva, funerali di un Mito, funerali di popolo

Straordinariamente toccante e immenso nella sua commozione, il tributo con il quale a Cagliari una moltitudine di almeno trentamila persone ha onorato Rombo di Tuono. E le parole del figlio Nicola hanno saldato il cuore di tutti

Non aveva preparato nessun discorso, Nicola, figlio di Gigi Riva. Eppure, non potevano essere più appropriate e più giuste le parole che ha rivolto alla moltitudine di almeno trentamila persone, radunata dentro e fuori la Basilica di Nostra Signora di Bonaria, oggi a Cagliari. Parole che hanno saldato il cuore di tutti. Parole pronunciate nel nome del padre, il commosso suggello ai funerali di un Mito quali funerali di popolo. «Ringrazio Mattarella, ringrazio Malagò. Ma voglio dire grazie soprattutto alle persone che ieri e oggi sono venute a rendergli omaggio, al freddo, fino alle 11 di sera e, quando si avvicinavano, dicevano a me e a mo fratello: "È stato un grande uomo, non è stato soltanto un grande giocatore". E allora io e mio fratello avremmo voluto fare noi le condoglianze a loro. Grazie per averlo amato così tanto».

Una chiosa ideale all'omelia del vescovo Giuseppe Baturi: «Molte sono le immagini di questi giorni, l’eleganza della corsa, la bellezza e la potenza del gesto. E l’esultanza spontanea, come tutti noi da bambini, a braccia alzate verso il cielo. Corri di nuovo caro Gigi e tendi di nuovo le braccia al cielo. Corri e guarda in alto. Noi preghiamo affinché il Signore ti venga incontro. Dio sia la tua dimora per sempre, assieme ai tuoi genitori e a tua sorella Fausta. Vivi nella pace».

Cannavaro depone maglia n° 11 sul feretro, il pianto di Buffon che porta la bara

Nella mente e nel cuore si affastellano e si inseguono le immagini di un giorno che resterà impresso nella memoria collettiva: le lacrime delle gente arrivata da tutta la Sardegna e dal Continente; il dolore, il rispetto, gli applausi, i cori dello stadio, le sciarpe e le bandiere sventolate sul sagrato e, prima, il silenzio con il quale la folla assiepata all'esterno della Basilica ha seguito la Messa trasmessa dai maxischermi. E poi Tomasini, il primo degli Eroi dello scudetto ad arrivare in chiesa, Cannavaro che depone la maglia azzurra numero 11 sul feretro, vicino alla maglia del Cagliari, il pianto di Buffon che porta la bara all'uscita dalla basilica con Cannavaro e Tomasini, 77 anni, grande amico di Gigi, il Cagliari che fa ala al passaggio del feretro; Giulini, Ranieri, Zola, Pavoletti, Malagò, Gravina, Abodi con gli occhi lucidi.

Suonano le note e le parole di "Quando Gigi Riva tornerà", la canzone di Piero Marras e mentre il vento si sfa sferzante, una, dieci, cento volte rimbomba come il tuono quel coro: "Un Gigi Riva/ c'è solo un Gigi Riva". Lo intonano ragazzi e ragazze che non l'hanno mai visto giocare, ma è come se l'avessero sempre visto giocare, tale e forte è la loro voce. "Grazie per averlo amato così tanto". Perché lo ameremo per sempre.

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