Ciao Brehme, freccia Inter. Amavamo il tuo sorriso

Potente ma pure elegante e veloce. Pellegrini: “Aveva tutto, tocco di palla, dribbling e cross”
Ciao Brehme, freccia Inter. Amavamo il tuo sorriso© /Agenzia Aldo Liverani Sas

Venerdì doveva venire allo stadio per Inter-Salernitana: aveva chiesto, come sempre, i biglietti a Ernesto Pellegrini ma poi, una volta saputo da questi che non sarebbe stato in tribuna per qualche acciacco legato all’età, ha rinunciato. Ieri San Siro nerazzurro, vestito con lo smoking per la notte di Champions, gli ha tributato l’ultimo, commosso, saluto. Andy Brehme se n’era andato in mattinata, per un arresto cardiaco dopo che, nella notte tra lunedì e martedì, era arrivato al pronto soccorso della Clinica Universitaria in Ziemssenstrasse, a Monaco di Baviera, per un grave problema al cuore. A poco più di un mese dalla morte di Franz Beckenbauer (7 gennaio), la Germania piange un altro immortale: i due resteranno per sempre legati da una sottile linea rossa, quel rigore calciato tra palo e paletto (col destro) da Andy nella finale all’Olimpico con l’Argentina di Maradona. Era l’otto luglio del 1990 e le “Notti Magiche” si chiusero con la Coppa alzata al cielo da Kaiser Franz, ct dell’ultima Germania Ovest prima della riunificazione. «Lo conosco da vent’anni e non so ancora se sia destro o mancino», ricordava sempre Beckenbauer. Questa era la sua forza che gli permetteva di essere un laterale d’assalto ma pure uomo di governo, capace di legare il gioco - proprio come un regista - stando comunque sulla fascia. Giovanni Trapattoni - che, difatti inizialmente lo vedeva come mediano - fece di lui, insieme a Lothar Matthaus, architrave dell’Inter dei record nel campionato 1988-89 (58 punti conquistati sui 68 disponibili: primato per il torneo a 18 squadre, con 11 punti di distacco sul Napoli di Maradona e 12 sul Milan di Sacchi), risposta tedesca al Milan degli olandesi che regalerà ai tifosi nerazzurri, oltre a quello storico scudetto, una Supercoppa di Lega e la Coppa Uefa 1990-91. «Perdiamo una persona speciale, e il più grande terzino sinistro della storia interista dopo Facchetti - il ricordo di Ernesto Pellegrini - Aveva tutto: tocco di palla, dribbling e cross. Dopo il suo addio all’Inter ho sempre mantenuto un rapporto molto buono, era diventato un rappresentate di würstel in Germania e li vendeva alla mia azienda». L’allora proprietario dell’Inter, essendo alla ricerca di un terzino sinistro, prese Brehme grazie alla “sponsorizzazione” di Matthaus (“Mio amico, mio compagno, mio eroe”, ha scritto ieri sui suoi social) che lo convinse ad aspettare a firmare per la Sampdoria, favorendo l’ingresso sulla scena dei nerazzurri che versarono 1,8 miliardi di lire al Bayern.

Brehme, il ricordo del campione

A dare l’annuncio della morte, la compagna, Susanne Schaefer. Dopo il ritiro, Andy aveva intrapreso (con poca fortuna) la carriera di allenatore (Kaiserslautern, l’Unterhaching e Stoccarda, come secondo del Trap): caduto in disgrazia - fu costretto a ipotecare la casa a Montecarlo - venne aiutato sempre da Beckenbauer che lo assunse come osservatore per il Bayern. In Nazionale, oltre a quello del 1990, ha giocato altri 2 Mondiali (1986 e 1994) e 3 Europei (Francia 1984, Germania Ovest 1988 e Svezia 1992) più l’Olimpiade di Los Angeles ‘84. Particolarmente toccante, tra gli altri, il ricordo di Walter Zenga: «Ciao amico mio, o come ti chiamavo io «shazzy», non dovevi farmi questo, non dovevi farci a tutti noi questo (emblematiche pure le lacrime di Beppe Bergomi in tv, ndr). Te ne sei andato troppo presto ma so che da lassù ci proteggerai e come al solito ti metterai lì e tirerai i rigori uno col destro e uno col sinistro...». A rendergli omaggio pure Gleison Bremer: «Eri l’idolo di mio papà che ha voluto chiamarmi come te. Per me resterai sempre un esempio di sportività. Ciao Andy». 

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