Schillaci, il ricordo straziante della figlia Jessica: “Ci ha chiesto scusa”

Le toccanti parole dei familiari più intimi dell'eroe delle Notti Magiche di Italia '90: i dettagli

Oggi Palermo dirà addio a Totò Schillaci, un momento che toccherà il cuore di molti, dai più anziani ai più giovani, che hanno imparato a conoscere il celebre bomber italiano non solo per le sue imprese sportive, ma anche per la sua umiltà e semplicità. L'ex calciatore della Juventus, scomparso a soli 59 anni, è stato un simbolo non solo del calcio italiano, ma anche della sua amata Sicilia, e i palermitani si raccoglieranno alla Cattedrale per rendergli l'ultimo saluto durante i funerali, dopo due giorni di camera ardente allo stadio Renzo Barbera. La figlia di Schillaci, Jessica, ha raccontato le difficoltà degli ultimi giorni, condividendo il dolore di non poter fare nulla per salvarlo: "Il quadro clinico non lasciava speranza, ma io avrei voluto salvarlo".

Schillaci, il ricordo della figlia Jessica

"Tre giorni fa, al suo capezzale, io e mio fratello Mattia gli abbiamo detto che davanti all'ospedale c’erano già le TV. Ci ha risposto: ‘A me importa solo di voi'. E ci ha chiesto scusa perché ha pensato di non essere stato presente tutte le volte che avrebbe voluto, che noi avremmo voluto. Io faccio l'infermiera a Verona e sono tornata per stare assieme a lui in questi giorni di profondo dolore", ha detto Jessica, nata dalle prime nozze di Schillaci con Rita Bonaccorso. La giovane ha poi proseguito: "Conosco la trafila del fine vita, ma intraprendere questo cammino con il proprio padre, con un padre giovane, è davvero lacerante. Abbiamo parlato, abbiamo anche scherzato finché è stato possibile. Abbiamo ricordato i momenti più belli delle nostre vite, quelli che non si potranno mai dimenticare, che nessuna morte potrà mai portarmi via. È stato a suo modo un eroe ma per me era solo un padre. Il nostro rapporto non è stato sempre facile, ma quale rapporto fra genitori e figli è facile? Certamente, non è stato facile dirgli addio".

Ed ancora: "Ho preso le ferie a luglio per stare assieme a papà. Siamo andati al mare a Isola delle Femmine, avrebbe voluto portarmi in barca ma faceva già tanta fatica. Ci siamo accontentati di un bagno al mare e di un super pranzo a base di pesce. È stato bellissimo. Quando mi ha riaccompagnato all’aeroporto si vedeva che faticava. La situazione è precipitata negli ultimi giorni: papà ha iniziato a giocare una partita che sapeva già di avere perso. Ma se l’è giocata fino in fondo pensando non a sé stesso ma alle persone che ha amato e che continuerà ad amare ovunque si trovi adesso".

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“Totò, sei nella squadra del paradiso”

"Sinora, caro Totò avevi giocato soltanto il primo tempo della tua vita, breve, quasi da tempi supplementari, di 59 anni. E se è vero che non hai segnato il gol della vittoria su questa terra per liberarti dalla malattia, nel secondo tempo, che è durato un istante, quello della morte, nel fischio finale, come deve essere per ogni credente, lì hai giocato la partita più bella della tua vita, hai fatto il passaggio più bello della tua vita, un passaggio non con giocatori altrettanto bravi come te, ma con il numero 1, Gesù, e hai realizzato il passaggio alla vita eterna". È uno dei passaggi dell'omelia di monsignor Filippo Sarullo, parroco della cattedrale, durante i funerali di Totò Schillaci a Palermo. "Ti sei ritrovato davanti ad una porta - ha aggiunto - ma non come quella di un campo di calcio di serie A, ma ti sei trovato davanti una porta senza traversa, una porta senza pali, una porta senza rete, ti sei ritrovato davanti la Porta della misericordia, la porta dell'amore, la porta della bontà del Padre che, da vero arbitro giusto e inappellabile, ti ha convocato per la partita del cuore, per la partita che non avrà mai fine, che ti ha fatto entrare nella squadra più bella del mondo, che si chiama Paradiso". Nelle prime file, in cattedrale, c'è il presidente della Figc Gabriele Gravina, l'ex presidente della Figc, Antonio Matarrese, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente del Palermo calcio Dario Mirri, che guida la delegazione della società con l'a.d. Gardini. Ci sono alcuni calciatori del Palermo, Francesco Di Mariano, nipote di Schillaci, Matteo Brunori e Jacopo Segre insieme al direttore sportivo Morgan De Sanctis e al vice Giulio Migliaccio e a una rappresentanza delle giovanili.

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La figlia Nicole: "Ora non soffre più"

"Resterà sempre nel mio cuore. Avrei voluto condividere altri momenti con lui, ma non sarà possibile. Ho potuto vivere gli ultimi giorni con lui e ho visto quanto dolore ha provato. Mi manca tantissimo, ma almeno ha smesso di soffrire". La voce di Nicole Schillaci, terza figlia di Totò Schillaci, si aggiunge a quella dei familiari e degli amici che piangono la scomparsa dell'attaccante palermitano. Lei con i fratelli, e con la moglie di Totò, Barbara Romano, saranno in prima fila ai funerali che a breve inizieranno nella cattedrale di Palermo. "Ho bellissimi ricordi d'infanzia - aggiunge - quando veniva a trovarmi a Cernobbio, ero piccolissima. Poi, dopo il matrimonio con Barbara, giustamente è venuto meno ed ero io ad andare a trovarlo, principalmente nel periodo estivo. Vivevamo lontani, non c'è sempre stato, ma era sempre il mio papà. Voleva che noi fratelli, anche se abitiamo distanti, fossimo uniti e c'è riuscito". Nicole Schillaci non ha vissuto sotto i riflettori, né ha visto suo padre giocare e toccare l'apice della gloria con la maglia della nazionale italiana. "Per me - ricorda - era una persona normale, certo di cui essere fieri, ma normale, molto gentile, umile e con un grande cuore. Lascia tanti insegnamenti, ad esempio che ogni momento va vissuto pienamente, lui ha sempre lottato tantissimo. Era sempre in movimento, faceva sempre qualcosa, per settembre aveva tutto il calendario pieno di appuntamenti".

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Totò Schillaci, le parole del fratello Giovanni 

Giovanni Schillaci, fratello di Totò, ha deciso di esprimere pubblicamente la sua gratitudine verso tutti coloro che, nonostante le condizioni meteorologiche avverse, hanno reso omaggio al grande campione durante la camera ardente allo stadio Barbera di Palermo. È stato un momento toccante per la famiglia, vedere l'affetto e l'amore che la città e i fan di Totò, sia italiani che internazionali, hanno dimostrato, sottolineando quanto fosse amato: "A noi non piace apparire, siamo persone umili. Quello che sto permettendo, perché abbiamo un dolore atroce, è per ringraziare tutte le persone, il Comune di Palermo, il sindaco. Le persone sono venute sotto la pioggia, disabili con bambini in carrozzella per venire a trovare Totò. È una gioia immensa e ringrazio tutti a nome della famiglia e anche a voi che state portando il nome di Totò dove merita". Poi ha aggiunto: "Lui è il fratello di tutti, con la sua umiltà perché con chiunque tu parli ti dirà che è un uomo generoso e umile. Speravo che ci fosse tutta questa gente perché se ne doveva andare così. Totò è un grande ma non perché è mio fratello, sta avendo quello che meritava. Siamo addolorati noi a vedere la gente che scende per le scale piangendo, è un orgoglio e sono felice nella disgrazia". E sull'ultimo desiderio di Totò Schillaci, ha svelato: "Lui voleva vivere, aveva voglia di vivere".

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Il cordoglio del nipote Francesco Di Mariano

Anche Francesco Di Mariano, nipote di Totò Schillaci e attaccante del Palermo, ha voluto rendere omaggio allo zio con parole cariche di affetto e commozione. Di Mariano, che ha seguito le orme calcistiche del grande Totò, ha sempre sentito forte il legame con lo zio, non solo per la loro comune passione per il calcio, ma anche per il profondo affetto familiare che li univa. "Sicuramente fa molto male perché una persona così buona, benvoluta da tutti, è andata via così presto. Però ricordo quanto ha lottato, è stata dura. Fino all'ultimo ci ha provato però purtroppo non è riuscito a vincere questa battaglia", ha dichiarato il calciatore. E sull'ultimo incontro con Schillaci ha detto: "Sono andato a trovarlo non appena sono ritornato dal ritiro, ricordo che sono stato a casa sua il 31 agosto ed era molto positivo, questo mi è piaciuto. Parlando con lui ci siamo detti cose calcistiche, poi mi ha detto che la cosa più importante era mettere la palla dentro e il giorno dopo ho fatto gol. Questo è uno dei ricordi più belli che mi porto dietro di mio zio".

I consigli di Totò Schillaci

Ricordando i consigli dati da Totò, Di Mariano ha rivelato: "Zio mi diceva sempre di non ascoltare nessuno, di pensare a me. Che i tempi nel calcio sono cambiati e che dovevo assentarmi dal mondo esterno per pensare al campo e alla famiglia. Mi diceva di crederci sempre fino alla fine perché è quello che lui ha fatto da sempre. Spero di segnare per dedicargli un gol". Ed ancora: "Per me è stato un punto di riferimento, dopo di lui sono stato l'unico ad arrivare tra i professionisti. Sono cresciuto nella sua scuola calcio con l'idea di dover arrivare ai Mondiali come lui, di poter far sognare un popolo intero. Ero piccolo e sognavo queste cose, quando mi allenavo al campo con i suoi fratelli Giuseppe e Giovanni mi dicevano di guardare i video di mio zio, quindi sono cresciuto con l'idea di poter arrivare dove è arrivato lui perché è partito dal nulla, in quartiere difficile come me, e per me è stato un punto di riferimento. Spero del mio piccolo che lui sia rimasto in parte orgoglioso di me".

 

 

 

 

 

 

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Oggi Palermo dirà addio a Totò Schillaci, un momento che toccherà il cuore di molti, dai più anziani ai più giovani, che hanno imparato a conoscere il celebre bomber italiano non solo per le sue imprese sportive, ma anche per la sua umiltà e semplicità. L'ex calciatore della Juventus, scomparso a soli 59 anni, è stato un simbolo non solo del calcio italiano, ma anche della sua amata Sicilia, e i palermitani si raccoglieranno alla Cattedrale per rendergli l'ultimo saluto durante i funerali, dopo due giorni di camera ardente allo stadio Renzo Barbera. La figlia di Schillaci, Jessica, ha raccontato le difficoltà degli ultimi giorni, condividendo il dolore di non poter fare nulla per salvarlo: "Il quadro clinico non lasciava speranza, ma io avrei voluto salvarlo".

Schillaci, il ricordo della figlia Jessica

"Tre giorni fa, al suo capezzale, io e mio fratello Mattia gli abbiamo detto che davanti all'ospedale c’erano già le TV. Ci ha risposto: ‘A me importa solo di voi'. E ci ha chiesto scusa perché ha pensato di non essere stato presente tutte le volte che avrebbe voluto, che noi avremmo voluto. Io faccio l'infermiera a Verona e sono tornata per stare assieme a lui in questi giorni di profondo dolore", ha detto Jessica, nata dalle prime nozze di Schillaci con Rita Bonaccorso. La giovane ha poi proseguito: "Conosco la trafila del fine vita, ma intraprendere questo cammino con il proprio padre, con un padre giovane, è davvero lacerante. Abbiamo parlato, abbiamo anche scherzato finché è stato possibile. Abbiamo ricordato i momenti più belli delle nostre vite, quelli che non si potranno mai dimenticare, che nessuna morte potrà mai portarmi via. È stato a suo modo un eroe ma per me era solo un padre. Il nostro rapporto non è stato sempre facile, ma quale rapporto fra genitori e figli è facile? Certamente, non è stato facile dirgli addio".

Ed ancora: "Ho preso le ferie a luglio per stare assieme a papà. Siamo andati al mare a Isola delle Femmine, avrebbe voluto portarmi in barca ma faceva già tanta fatica. Ci siamo accontentati di un bagno al mare e di un super pranzo a base di pesce. È stato bellissimo. Quando mi ha riaccompagnato all’aeroporto si vedeva che faticava. La situazione è precipitata negli ultimi giorni: papà ha iniziato a giocare una partita che sapeva già di avere perso. Ma se l’è giocata fino in fondo pensando non a sé stesso ma alle persone che ha amato e che continuerà ad amare ovunque si trovi adesso".

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