"Totò esempio per i giovani: faticare per arrivare": Bergomi ricorda Schillaci

L'ex difensore ha raggiunto i funerali dell'icona di Italia '90, ricordando i momenti trascorsi insieme sia in Nazionale che con la maglia dell'Inter

"Totò è stato un eroe per tutti, mi piace ricordarlo per il suo animo buono: io ero capitano di quella Nazionale e sono stato suo compagno all'Inter, con lui ho creato un rapporto di amicizia profonda anche se non ci siamo sentiti per un po'". Così Giuseppe Bergomi, che venerdì 20 settembre ha raggiunto i funerali dell'ex compagno in Nazionale e in nerazzurro Totò Schillaci, che si sono tenuti presso la cattedrale di Palermo. L'icona di Italia '90 è scomparso mercoledì 18 nel capoluogo siciliano a causa di un tumore al colon che lo aveva colpito una prima volta nel 2022, per poi ripresentarsi due anni dopo. L'ex attaccante della Juve aveva 59 anni.

Bergomi: "Gol con l'Austria il ricordo più bello"

"Quella del 1990 è stata un'estate magica per tutti, però in ogni manifestazione c'è sempre un ragazzo che emerge e Totò ha disputato partite straordinarie. Il gol con l'Austria è il ricordo più bello che ho di lui, perché quando esulta gira l'angolo e viene ad abbracciare nella parte in cui c'eravamo noi: mi piace sottolineare la splendida persona che è stato, la sua spontaneità rappresentava il modo in cui viveva la vita e il calcio. È stato l'eroe di tutti noi, ci stava regalando un sogno. Mi sembrava giusto essere qui oggi. Quando ci si ritrovava anche a distanza di tempo l'amicizia profonda rimaneva. Abbiamo vissuto l'anno e mezzo che è stato all'Inter intensamente. I giovani di oggi hanno del buono che dobbiamo tirare fuori noi: tante volte vogliono tutto e subito, invece bisogna fare fatica per raggiungere determinati traguardi e bisogna accettare esclusioni e situazioni difficili per poi salire. Totò è un esempio importante da questo punto di vista".

I funerali di Schillaci

L'alfiere di un calcio che si è estinto, un ragazzo timido che con la sua epopea popolare, e anche nell'impegno post carriera, con la scuola calcio, ha tracciato una strada chiara, quella della Palermo onesta, senza scorciatoie, una città "dei giovani che vogliono essere liberi e che può cambiare", come ha detto, al momento della benedizione della salma l'arcivescovo della città, Corrado Lorefice. Nel giorno del suo funerale, in cattedrale, Totò Schillaci, morto mercoledì per un tumore al colon, è stato un fortissimo polo d'attrazione per migliaia e migliaia di palermitani che hanno voluto dirgli addio, assieme ai suoi familiari e ai suoi amici. Decine e decine di telecamere all'interno e all'esterno della cattedrale, circa mille persone dentro, molte di più fuori, sul sagrato, dove ai palermitani e ai siciliani si sono uniti molti turisti, anche stranieri. Non sono mancati cori da stadio e applausi, fortissima è stata la partecipazione.

Se la morte è la verità ultima della vita, Schillaci non è stato semplicemente un calciatore leggendario e conosciuto in tutto il mondo, ma un operatore di bene, che ha seminato e tracciato un percorso virtuoso di bellezza e libertà, come ha sottolineato l'arcivescovo Lorefice: "Come Pino Puglisi, che riposa in questa cattedrale, anche Totò Schillaci ci dice che questa città la possiamo e la dobbiamo cambiare. Di Totò ricordiamo il corpo proteso alla gioia, i suoi occhi, in quel 1990. Ma poi Schillaci ha continuato a donare il suo corpo perché gli altri avessero corpi liberi, è rimasto uno di noi, ha pensato la sua vita facendo memoria della sua origine, l'ha pensata come un dono, perché le nuove generazioni avessero uno sguardo bello, perché i giovani potessero essere liberi, contro chi invece li vuole schiavi. Voglio ringraziarlo per questa sua grande opera, voluta, consapevole, stare nella strada con i giovani, perché potessero conoscere la via del bene e della libertà. Lo affidiamo alla misericordia di Dio. Gli diciamo addio, ci vedremo in Dio, nella pienezza vera della vita".

Funerali Schillaci: i presenti

Nell'omelia dei funerali, monsignor Filippo Sarullo, parroco della cattedrale si è rivolto a Schillaci, prossimo alla partita dell'eternità: "Il Padre ti ha convocato per la partita del cuore, che non avrà mai fine, ti ha fatto entrare nella squadra più bella del mondo, che si chiama Paradiso". Oltre a Bergomi, in chiesa erano presenti anche l'ex compagno Gigi De Agostini e Gabriele Gravina e Antonio Matarrese, rispettivamente presidente ed ex presidente della Figc, nonché il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, l'assessore regionale Edy Tamajo a rappresentare il governatore Schifani, e una delegazione del Palermo calcio, guidata dal presidente Dario Mirri e da Francesco Di Mariano, attaccante rosanero e nipote di Schillaci. Il lungo addio al centravanti del quartiere Cep era iniziato questa mattina, proprio nelle strade del rione natale, dove ancora oggi vivono il padre Mimmo, e alcuni tra fratelli e cugini.

Il corteo funebre, passato anche dalla chiesa di San Giovanni Apostolo e dal centro sportivo di Schillaci, il Ribolla, è stato salutato da una folla commossa, dove c'erano anche gli studenti dell'istituto comprensivo "Giuliana Saladino". Molti hanno pianto e intonato cori da stadio e "Notti magiche", di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, la storica colonna sonora di Italia '90. È la stessa commozione che ha attraversato in questi giorni la città e che ha emozionato la famiglia di Totò. L'ha ricordato anche la figlia Nicole, nata da una breve relazione di Schillaci, che finora era l'unica a essere rimasta in silenzio. "Resterà sempre nel mio cuore, ho visto quanto dolore ha provato. Mi manca tantissimo, ma almeno ha smesso di soffrire. Per me era una persona normale, certo di cui essere fieri, ma normale, molto gentile, umile e con un grande cuore".

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