Su un punto sono perfettamente d’accordo. E non è poco per Bernd Reichart, l’uomo della Superlega, e Javier Tebas, presidente della Liga e feroce oppositore della Superlega stessa. Il sistema calcio, così com’è, non può funzionare, né durare a lungo. Hanno ovviamente idee diverse su come migliorare la situazione, tuttavia hanno quasi un nemico in comune, Aleksander Ceferin. Lo scenario del calcio europeo, che fino a due anni fa sembrava compattato su due fazioni (quella nutrita delle grandi istituzioni contro i ribelli della Superlega) sta diventando più intricato, quasi un tutti contro tutti. Perché gli interessi divergono, perché c’è chi agisce da politico (quindi a caccia di voti) chi da imprenditore (quindi a caccia di soldi). Ma anche tra i “politici” c’è spaccatura (vedi la battaglia tra Ceferin e Infantino sul Mondiale per club) e gli “imprenditori” hanno visioni diverse a seconda delle dimensioni del loro club e della loro propensione alle riforme. Alla base di tutto c’è il cannibalismo economico con il quale le varie componenti del calcio si mangiano le risorse a vicenda.
Superlega, nuova Champions, il nodo tv e la soluzione
Che si chiami Superlega o nuova Champions, la grande competizioni europea vista in tutto il mondo, si pappa una fetta sempre più importante dei soldi delle tv a scapito di molti campionati nazionali (e quello che è successo alla Ligue 1 quest’estate deve essere un monito che fa tremare i polsi alle altre leghe, partendo dalla Serie A). Il Mondiale per club, che per il momento fatica a trovare i fondi, potrebbe - alla distanza - erodere risorse alla Champions. E le leghe nazionali si fanno una concorrenza spietata sui mercati stranieri (Stati Uniti, Sudamerica, Asia). I soldi delle tv infatti non sono infiniti, come non è infinito è il tempo che gli utenti possono dedicare al calcio, sempre più saturi di partite (molte delle quali inutili). In questo scenario, la lotta alla pirateria è una cura omeopatica ai problemi del calcio e alle sue divisioni. Tutti gli sport hanno una irrefrenabile spinta alla globalizzazione del prodotto e il calcio non può pensare di arginarla. D’altra parte, i campionati nazionali sono le radici del calcio, estirparle potrebbe essere un rischio. La soluzione è banalissima a dirsi, difficilissima a realizzarsi: bisogna trovare un equilibrio, mettendo da parte gli interessi personali e gli ego, pensando ai tifosi. Perché alla fine è per loro che esiste tutto.