Festa della donna, 8 numeri da 8 marzo: la strada è lunghissima

Non so se, complessivamente, siamo messi bene o male, so che bisogna continuare a combattere
Festa della donna, 8 numeri da 8 marzo: la strada è lunghissima© Getty Images

L’Otto Marzo è una pericolosa scorciatoia per la retorica. Una discesa con i freni malandati verso la radura di ipocrisie preconfezionate per mettersi a posto la coscienza. I numeri sono più sinceri. Quindi parliamo di numeri. E il primo è 50, anzi 50%, che è la percentuale di atlete ai Giochi Olimpici di Parigi: 5.250 su 10.500. Ed è la prima volta nella storia delle Olimpiadi che si raggiunge la parità. Ci sono voluti 128 anni (2° numero): nei primi Giochi moderni, nel 1896, quel simpaticone di De Coubertin non reputava le donne adatte e nel 1900 furono ammesse (seppure fuori competizioni). Da zero a cinquanta in un secolo e un quarto: una strada troppo lunga (e piena di battaglie) per arrivare alla parità, ma è bello sapere di vivere gli anni in cui si è arrivati alla meta, anzi alla metà.

Altri numeri

Se parliamo del Cio, ovvero di chi lo sport mondiale lo governa, non siamo ancora alla parità, ci stiamo avvicinando, tuttavia nelle vere posizioni di comando (comitato esecutivo per intenderci) siamo al 33,3% (3° numero). Anche a livello di allenatrici, nelle discipline olimpiche, siamo bassini: sì, si è passati dal 13% di Tokyo al 17% (4° numero) di Parigi, ma restiamo lontani da percentuali accettabili. Insomma, al momento possiamo dire che a livello quantitativo siamo messi bene, ma sul piano “qualitativo” (ovvero le posizioni di comando) non siamo messi benissimo. D’altronde, se guardiamo a casa nostra, ovvero in Italia, nello sport nazionale - cioè il calcio - rileviamo che: nel Consiglio Federale, formato da 10 membri e un presidente, ci sono solo 2 donne, meno del 20% (5° numero). Una donna (sesto numero) siedeva e non siede più nel Consiglio della Lega di Serie A: Rebecca Corsi. La stessa e l’unica che, vicepresidentessa dell’Empoli, occupa (7° numero) un ruolo di rilievo nei club di A, dove ci sono zero dirigenti donne (8° numero) nelle parti tecniche dell’organigramma. Quindi? Non so se, complessivamente, siamo messi bene o male, so che bisogna continuare a combattere, perché - ce lo ha insegnato De Coubertin - la strada è lunghissima. Buon Otto Marzo.

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