© EPAInnovazione e sostenibilità non sono più parole astratte, ma criteri concreti che stanno ridisegnando gli stadi, anche in Italia, dove l’avvicinamento a Euro 2032 impone una riflessione su impianti obsoleti e poco integrati con le città. Da qui si apre lo sguardo verso modelli avanzati, come quelli discussi al Social Football Summit, sostenibili e inclusivi e all’idea, tutt’altro che utopica, di Net Zero Carbon Matches.
Oggi la sostenibilità non riguarda solo l’ambiente, ma include accessibilità, inclusione sociale, rapporto con il territorio e solidità economica. Studi come Populous parlano di un approccio che integra persone, luogo e pianeta fin dalle prime fasi progettuali. Lo stadio diventa architettura civica, aperta ogni giorno, capace di rigenerare quartieri e ridurre l’impatto ambientale con flessibilità d’uso, materiali consapevoli e tecnologie pronte per il futuro.
Stadi ecosostenibili: gli esempi virtuosi
Esempi emblematici vanno in questa direzione: il Tottenham Hotspur Stadium ha trasformato un’intera area di Londra, mentre la Climate Pledge Arena di Seattle, certificata Net Zero, è alimentata da energia rinnovabile, senza plastica monouso e con biglietti integrati al trasporto pubblico. Anche i club assumono un ruolo attivo. Il Fulham, pur vincolato da un’eredità storica, ha fatto della sostenibilità un asse strategico: bicchieri riutilizzabili, flotte elettriche, illuminazione LED e sistemi intelligenti riducono emissioni e sprechi, mentre il Riverside Stand apre lo stadio alla vita del quartiere, sul lungofiume, anche a chi non segue il calcio. L’Everton adotta un approccio olistico, legando politiche ambientali e inclusione sotto il principio della responsabilità collettiva: accessibilità avanzata, spazi sensoriali, accumulo energetico, incentivi alla mobilità sostenibile e programmi per i dipendenti rendono lo stadio parte di una visione valoriale più ampia.
La sostenibilità è un investimento culturale e urbano
Esempi internazionali mostrano l’innovazione nel riuso creativo dei materiali: allo Stade de la Meinau di Strasburgo componenti di aerei dismessi diventano schermature solari, ad Aarhus lo stadio storico, integrato in un bosco urbano, combina legno, spazi pubblici e architettura leggera per una nuova esperienza sportiva e sociale. Visionario è l’Eco Park Stadium dei Forest Green Rovers, interamente in legno lamellare, con energia rinnovabile fino all’80%, alimentazione vegetariana, mobilità sostenibile e un parco urbano che aumenta la biodiversità, esempio unico di stadio come laboratorio ambientale. Infine, il nuovo stadio del Birmingham City, con 62.000 posti, tetto retrattile, campo mobile e torri ispirate al passato industriale, sarà aperto tutto l’anno con spazi commerciali, sociali e culturali, dimostrando che un impianto può essere ecosostenibile, tecnologico e catalizzatore urbano. Dal Regno Unito alla Danimarca, il messaggio è chiaro: la sostenibilità non è un costo accessorio, ma un investimento culturale e urbano, e stadi progettati con visione possono educare, includere e ridurre l’impatto ambientale, trasformandosi da simboli di consumo a motori di cambiamento.
