Maresca avvisa la Juve: «Stadio Olympiacos? Una bolgia»

L'ex bianconero: «Il rumore dei tifosi allo stadio buca i timpani, è il più caldo della Grecia»
TORINO - «Nikopolidis lo sento ancora spesso, ma se penso alla mia stagione all’Olympiacos mi tornano in mente soprattutto le atmosfere calde dei derby contro Panathinaikos e Aek Atene». L’ex juventino Enzo Maresca ha sempre vissuto il calcio con lo spirito dell’avventuriero. Nell’annata 2009-10, in mezzo alle esperienze spagnole con Siviglia e Malaga, ha fatto tappa al Pireo, dove la Juventus sarà di scena mercoledì in Champions. «Sono stato il primo italiano a vestire la maglia biancorossa - sottolinea il centrocampista del Palermo - nel 2012 si è aggiunto Leandro Greco, poi tornato in Italia».

Lo stadio Karaiskákis è davvero un ambiente bollente?
«E’ lo stadio più caldo della Grecia. Ho girato tanto in questi anni e posso garantirvi che è uno dei più rumorosi d’Europa. La Juve troverà un’altra Istanbul. Magari è esagerato definirlo un tifo che buca i timpani, ma di sicuro i supporter greci fanno la differenza. All’entrata in campo c’è un bel baccano e anche all’arrivo in pullman...».

Un aneddoto che non scorderà mai del suo anno in Grecia?

«Un derby vinto 1-0 contro il Panathinaikos. A fine partita aspettammo un paio di ore prima di poter uscire. I tifosi ospiti ci bruciarono il pullman».

L’Olympiacos al Karaiskákis ha battuto anche i vicecampioni d’Europa dell’Atletico Madrid.
«Ho visto la partita in televisione. I greci hanno disputato una buona partita, ma sono stati bravi soprattutto a sfruttare gli episodi. Come succedeva ai miei tempi, l’Olympiacos in casa si trasforma. Però...».

Però...
«La Juve sulla carta è superiore. I giocatori bianconeri sono abituati a giocare ad alto livello: sono certo che non si faranno influenzare dall’ambiente. Penso in particolare a uno come Tevez, abituato al campionato argentino dove si gioca con il coltello tra i denti».

La sconfitta della Juventus contro l’Atletico Madrid ha riproposto una vecchia tesi: bianconeri con il complesso europeo.
«Non sono assolutamente d’accordo. Non è una questione di complesso: semplicemente, in questo periodo, le squadre italiane a livello tecnico sono inferiori ai club spagnoli, inglesi e tedeschi».

Qualche rimpianto sui suoi anni juventini?
«No, anzi: alla Juve dirò sempre grazie. La mia fortuna è stata quella di andare via. La Spagna mi ha aperto un mondo nuovo e col Siviglia ho vinto diversi titoli».

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