Il racconto shock di Ziege: "Ho rischiato di morire, mia moglie mi ha salvato"

Tragedia sfiorata per l'ex terzino del Milan negli anni in cui indossava la maglia degli Spurs: l'arrivo tempestivo in ospedale ha evitato il peggio
Il racconto shock di Ziege: "Ho rischiato di morire, mia moglie mi ha salvato"

TORINO - Nell'estate 1997 arrivò molto vicino al passaggio alla Juventus, Christian Ziege. Alla fine però a spuntarla fu il Milan, che per regalare al suo tecnico Alberto Zaccheroni un esterno a tutta fascia ideale per il 3-4-3, investì ben 10 miliardi di lire e comprò il tedesco dal Bayern Monaco. Una spesa che non generò i frutti sperati, dopo appena due anni (e uno Scudetto vinto, seppur non da protagonista), il terzino sinistro lasciò il club di Berlusconi per trasferirsi in Premier League, dove rimase per 5 anni indossando le maglie di Middlesbrough, Liverpool e Tottenham, prima di tornare in Germania per concludere la carriera nel Borussia Monchengladbach. In riferimento alla sua esperienza con gli Spurs, però, risale il drammatico episodio raccontato nel corso di un'intervista al Daily Mail. 

Il racconto shock di Ziege: "Ho rischiato di morire"

Come spiegato da Ziege, era il giorno di Santo Stefano del 2002 e il suo fisico iniziò a mostrare dei segnali decisamente preoccupanti: "La mia gamba era praticamente morta. La coscia continuava a gonfiarsi e gonfiarsi. Ho scoperto solamente dopo che il sangue era rimasto incastrato tra due strati di pelle, non poteva uscire da nessuna parte. Non ne volevo sapere di andare all'ospedale, non a Natale. Ma grazie a Dio mia moglie vedendomi in quelle condizioni ha insistito". Un'insistenza che fece la differenza tra la vita e la morte: "Quando siamo arrivati ho perso conoscenza. La pressione era diventata altissima in tutto il mio corpo, stavo lottando per sopravvivere. I medici hanno aperto la gamba con un intervento chirurgico ed è andato giù tutto come se fosse un pallone. Era rimasto un buco grosso, qualcosa era andato storto. Ancora oggi mi fa male, ma mi ritengo fortunato. Altri 30 minuti e mi avrebbero dovuto amputare una gamba per salvarmi. In quei momenti realizzi che la vita sia molto più importante di una partita".

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